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Home Politica

Strage di Via D’Amelio, l’accusa del M5S: “Falsità nelle dichiarazioni di De Donno e Mori”

by Alessandro Bolzani
14 Maggio 2025
Mario Mori

Mario Mori | Photo by Lordfe - Pubblico dominio - Alanews.it

ROMA, 14 MAG – Per il Movimento le ultime affermazioni dei due ex ufficiali dei Carabinieri rischiano di alimentare la confusione sulla storia delle stragi del 1992-93, in particolare sull’indagine mafia-appalti

Il Movimento 5 Stelle ha recentemente reso pubblico un documento di 86 pagine contenente accuse severe nei confronti di Mario Mori e Giuseppe De Donno. Questi ultimi sono accusati di aver diffuso gravi falsità e distorsioni riguardanti la strage di via D’Amelio, avvenuta nel 1992, che portò alla morte del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta. Le affermazioni di Mori e De Donno, presentate in un’audizione presso la Commissione Parlamentare Antimafia il 16 aprile 2025, sono state oggetto di un’analisi critica da parte del M5s, che mette in evidenza la pericolosità di tali dichiarazioni.

Manipolazione della storia

L’analisi del M5s sottolinea come le affermazioni dei due ex ufficiali dei Carabinieri non solo riscrivano la storia processuale delle stragi, ma tentino di manipolare la percezione pubblica. Gli autori del documento evidenziano che tali dichiarazioni sfruttano la buona fede di chi non conosce a fondo le complesse vicende legate a questi eventi storici. Questa strategia, secondo il Movimento, contribuisce a mantenere viva la confusione e l’ambiguità che circondano le stragi del 1992 e 1993, piuttosto che chiarire la verità.

Uno dei punti più controversi riguarda l’asserita manipolazione delle indagini sulla mafia e sugli appalti. Mori e De Donno sostengono che la Procura di Palermo avrebbe ostacolato queste indagini, citando una frase attribuita al diario di Giovanni Falcone. Tuttavia, il M5s ha verificato che tale frase non è presente nei documenti ufficiali di Falcone, sollevando interrogativi sulla veridicità delle affermazioni di Mori e De Donno.

I problemi insiti nelle dichiarazioni di De Donno e Mori

Inoltre, i due ex ufficiali affermano che Falcone considerava inattendibili le dichiarazioni del pentito Lo Cicero, il quale offre una prospettiva alternativa alle indagini mafia-appalti. Tuttavia, il Movimento evidenzia che Lo Cicero ha iniziato a collaborare solo dopo la morte di Falcone, avvenuta il 23 maggio 1992, rendendo impossibile per il giudice esprimere un giudizio su di lui. La sintesi del M5s chiede quindi come sia possibile che i due possano avanzare tali affermazioni senza fondamento.

Un ulteriore elemento di preoccupazione è emerso da un’intervista di Mori nel novembre 2023, in cui dichiarava di mantenersi in buona salute per “vendicarsi” dei magistrati che lo avevano processato. Questa affermazione ha sollevato dubbi sulla credibilità di Mori e De Donno, portando i membri del Movimento a interrogarsi sulle motivazioni che li spingono a collegare le indagini mafia-appalti alla strage di Borsellino, nonostante tali collegamenti siano stati già ritenuti infondati da diversi procedimenti giudiziari.

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