Scoperta la sorveglianza con spyware Graphite su attivisti e giornalisti: chieste indagini trasparenti su privacy, responsabilità istituzionali e ruolo della società Paragon.
Roma, 27 giugno 2025 – “La mia vita è cambiata, ovviamente in peggio. È tutto surreale, ma anche molto pericoloso”. Queste le parole di Ciro Pellegrino, giornalista di Fanpage, dopo aver scoperto che il suo cellulare è stato infettato dallo spyware Graphite, sviluppato dall’azienda israeliana Paragon. La scoperta fa parte della seconda ondata di infezioni, notificata da Apple lo scorso 29 aprile, che ha coinvolto una serie di attivisti, giornalisti e figure politiche in Italia.
La denuncia in Senato e la richiesta di verità
Pellegrino è intervenuto oggi alla conferenza “Ci hanno spiato e infiltrati”, tenutasi in Senato, per denunciare le attività di sorveglianza occulta ai danni di giornalisti e movimenti politici. “Faccio parte di un giornale il cui direttore è stato anch’egli spiato”, ha ricordato il giornalista. “Quello che chiediamo è semplice: verità. Verità dal COPASIR, che nel suo report non ha nemmeno menzionato il mio caso, pur sapendolo. Verità dalla magistratura, che ha aperto un’indagine, e soprattutto dal governo”.
Il giornalista ha sottolineato che gli smartphone infettati sono attualmente sotto analisi tecnica e giudiziaria. Le prime verifiche indipendenti hanno già confermato l’uso dello spyware, che secondo Pellegrino sarebbe stato utilizzato anche all’interno del governo italiano. “Paragon ha dichiarato di aver interrotto il contratto per violazioni dei termini, il governo sostiene il contrario. Allora perché non ci mostra le carte? Perché non ci dice cosa è successo, chi ha autorizzato cosa, e quando?”.
Una questione di trasparenza e responsabilità
Il caso di Ciro Pellegrino si inserisce in un quadro più ampio di preoccupazioni riguardanti la sorveglianza illegale e la tutela della privacy in Italia. Il giornalista ha chiesto con forza “maggiore trasparenza e responsabilità da parte delle istituzioni”. “Non possiamo lasciare che questa storia venga archiviata come un caso estivo. Questo riguarda tutti. Oggi spiati siamo noi, ma domani può esserlo chiunque. Abbiamo il diritto di sapere. Come giornalisti, ma prima di tutto come cittadini italiani”.
L’inchiesta aperta dalla magistratura e le audizioni in corso in Parlamento puntano a fare luce sul fenomeno, mentre la società Paragon continua a essere al centro di polemiche riguardo alla diffusione e all’utilizzo di tecnologie spyware come Graphite. Al momento, le indagini sono in corso e non sono state ancora rese note ulteriori informazioni ufficiali da parte delle autorità competenti.





