Nel corso della sua replica ai gruppi parlamentari riuniti al Senato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scelto di ricorrere a una celebre espressione latina per spiegare il senso della sua posizione in tema di difesa comune europea. La frase, “Si vis pacem, para bellum”, è stata utilizzata dalla premier per ribadire che la sicurezza è la condizione necessaria per garantire la pace. “Sul tema del riarmo si diceva che è stato alla base dell’inizio della guerra”, ha detto Meloni, “io su questo la penso come i romani: ‘si vis pacem, para bellum’. Quando ti doti di una difesa non lo fai perché vuoi attaccare qualcuno. Noi sappiamo che la pace è deterrenza, lo condividiamo. Anzi, piuttosto, se si hanno dei sistemi di sicurezza e di difesa solidi si possono più facilmente evitare dei conflitti”.
L’origine e il significato della locuzione latina usata da Meloni
La massima latina citata dalla premier è tradizionalmente interpretata come “Se vuoi la pace, prepara la guerra”. Il suo significato allude al principio secondo cui una forza militare credibile può scoraggiare aggressioni e contribuire a mantenere l’equilibrio e la stabilità. Sebbene la formulazione “Si vis pacem, para bellum” sia divenuta celebre in epoca romana, il concetto risale con ogni probabilità a Platone, che lo esprime in forma embrionale nel dialogo “Le Leggi”.
Tuttavia, la versione latina più nota appare nel prologo del libro III dell’Epitoma rei militaris di Vegezio, autore tardoantico vissuto alla fine del IV secolo. Lì si legge: “Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum”, ovvero “Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra”. Il senso è chiaro: essere pronti al conflitto è, paradossalmente, il miglior modo per evitarlo.
Echi classici e uso nella storia
L’idea secondo cui la pace si raggiunge anche grazie alla forza è stata ripresa da altri autori latini. Cornelio Nepote, nella biografia di Epaminonda, scrive: “Paritur pax bello”, “La pace si ottiene con la guerra”. Ma è soprattutto Cicerone a offrire un’altra celebre formulazione del concetto, nella Settima Filippica: “Si pace frui volumus, bellum gerendum est”, che si traduce con “Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra”. Un’affermazione che gli costò la vita nel conflitto contro Marco Antonio, ma che ha attraversato i secoli, assumendo nuovi significati e contesti.
Lo stesso motto venne associato anche a momenti più recenti della storia europea. A fine Ottocento, comparve su una stampa commemorativa dell’incontro a San Pietroburgo tra lo zar Nicola II e il presidente francese Félix Faure, che suggellò l’alleanza franco-russa. Un’alleanza pensata come strumento di equilibrio ma che, pur rinviandola, non riuscì a scongiurare l’esplosione della Prima guerra mondiale.
Il dibattito politico: la replica di Elly Schlein a Meloni
Le parole di Meloni non hanno mancato di suscitare reazioni nel mondo politico. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha risposto a distanza con un messaggio affidato ai social network. Secondo Schlein, “preparare la guerra è il contrario di quello che serve e vuole l’Italia”. Per la leader dem, è fondamentale che il Paese si impegni “per costruire la pace, per la risoluzione pacifica dei conflitti attraverso il dialogo e il multilateralismo”.
Schlein ha poi richiamato i principi sanciti dalla Costituzione italiana, ricordando l’articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. “Alla presidente del Consiglio – ha concluso – dico: se vogliamo la pace, prepariamo la pace”.






