Proseguono le discussioni sulla riforma della separazione delle carriere: il ministro Nordio auspica un referendum popolare
La riforma della separazione delle carriere dei magistrati ha ottenuto il primo via libera alla Camera dei deputati e si appresta ora a essere discussa al Senato. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenuto al Caffè de La Versiliana, ha annunciato il prosieguo del percorso parlamentare con la speranza che si arrivi a un referendum popolare per sancire definitivamente la riforma.
Il percorso parlamentare verso la separazione delle carriere
La riforma costituzionale per la separazione delle carriere prevede la divisione dell’attuale Consiglio superiore della magistratura (CSM) in due organi distinti: uno per i magistrati giudicanti e un altro per i magistrati requirenti. La Camera ha approvato in prima lettura il disegno di legge con 174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti. Il testo dovrà essere confermato in altre tre letture (due al Senato e una seconda alla Camera) per essere definitivamente approvato, altrimenti si procederà al referendum confermativo.
Nordio ha spiegato che la riforma “è stata un po’ sofferta e arriva in Senato il 22 luglio”, e ha auspicato che “forse ci sarà un referendum. Personalmente spero che lo si faccia il referendum, perché è bene che si pronunci il popolo italiano”. La consultazione popolare potrebbe essere prevista già per la primavera del 2026, sempre all’interno dell’attuale legislatura.
Le novità principali della riforma
La riforma prevede che la presidenza di entrambi i nuovi Consigli superiori della magistratura resti affidata al Presidente della Repubblica. I membri laici e togati saranno estratti a sorte da liste compilate dal Parlamento e dai magistrati stessi, con un mandato quadriennale non rinnovabile. Sarà inoltre istituita un’Alta Corte disciplinare che avrà giurisdizione sui magistrati ordinari, composta da 15 giudici di diversa provenienza e con un incarico non rinnovabile.
La proposta ha suscitato critiche, in particolare dall’Associazione nazionale magistrati (ANM), che ha definito la riforma uno “strappo alla Costituzione”. Il presidente dell’ANM, Giuseppe Santalucia, ha annunciato che l’associazione cercherà di veicolare le ragioni della contrarietà, sottolineando l’importanza di un dibattito ampio e consapevole in vista del possibile referendum.
Il ministro Nordio ha risposto alle critiche sottolineando il rispetto per l’ANM ma ha invitato a un confronto “razionale, non polemico, e senza processi alle intenzioni”, rigettando le accuse di subordinare la magistratura all’esecutivo, definendole “radicalmente escluse”.
La riforma, dunque, segna un passaggio decisivo nella riorganizzazione dell’autogoverno giudiziario in Italia e prosegue nel suo iter legislativo con l’obiettivo di completare l’iter entro la fine della legislatura.






