La riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati è vista come un tentativo di indebolire l’autorità giudiziaria dall’ANM
La riforma costituzionale proposta dal governo italiano, finalizzata a separare le carriere dei magistrati, sta generando un acceso dibattito nel panorama giuridico e politico del Paese. Rocco Maruotti, segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), ha espresso preoccupazioni significative durante l’assemblea nazionale della Cgil, evidenziando come questo cambiamento rappresenti un tentativo di indebolire l’autorità della magistratura e compromettere la sua indipendenza.
La manovra strategica del governo
Secondo Maruotti, la riforma è una manovra strategica per riscrivere i rapporti tra i diversi poteri dello Stato, con un chiaro intento di controllo del potere giudiziario da parte dell’esecutivo. “Si tratta di un intervento che mira ad allentare il controllo di legalità sulla politica“, ha dichiarato, “privando la giurisdizione dell’autorevolezza di cui solo un giudice autonomo e indipendente può godere“. Questa situazione solleva interrogativi importanti riguardo alla tutela dei diritti dei cittadini e all’efficacia del sistema giudiziario.
Impatti sulla giustizia e sull’uguaglianza
Nonostante l’intenzione di riformare il sistema, Maruotti avverte che tali cambiamenti non porteranno benefici ai cittadini, ma piuttosto a un’élite ristretta. La preoccupazione è che, riducendo l’autonomia dei magistrati, si possa compromettere il fondamentale principio di uguaglianza davanti alla legge, facendo sì che alcuni cittadini possano godere di privilegi inammissibili rispetto ad altri.






