Roma, 22 luglio 2025 – La recente approvazione da parte del Senato della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere della magistratura ha riacceso il dibattito sulle implicazioni di questa misura per il sistema giudiziario italiano. Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni, il Parlamento ha dato il via libera al disegno di legge che ora tornerà alla Camera per il terzo passaggio prima del definitivo sì. La riforma, che separa formalmente le carriere di giudici e pubblici ministeri, è stata accompagnata da proteste e accese critiche da più fronti.
Separazione carriere, via libera del Senato e percorso parlamentare
Il Senato ha approvato con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni il disegno di legge di revisione costituzionale che introduce la separazione delle carriere tra magistrati requirenti e magistrati giudicanti, modificando l’articolo 102 della Costituzione. La riforma, già approvata alla Camera lo scorso gennaio, tornerà ora per un terzo passaggio alla Camera e successivamente al Senato per l’approvazione definitiva.
Durante il voto si sono registrate proteste da parte delle opposizioni: i senatori del Partito Democratico hanno esposto un frontespizio della Costituzione rovesciata, mentre i deputati del Movimento 5 Stelle hanno mostrato cartelli con le immagini di Borsellino e Falcone con la scritta “Non nel loro nome”. In aula era presente anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha accompagnato il governo in questa fase cruciale della riforma.
L’Associazione Nazionale Magistrati: “Riforma che addomestica i magistrati”
La Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati (ANM) ha espresso forte preoccupazione per gli effetti della riforma appena approvata, sostenendo che essa rimuove garanzie fondamentali per i cittadini e mira a creare una magistratura “addomesticata e subalterna”, incapace di svolgere il proprio ruolo di controllo della legalità. Pur nel rispetto del voto parlamentare, l’ANM ha annunciato che continuerà a partecipare attivamente al dibattito pubblico, con l’intenzione di portare avanti la propria opposizione fino al referendum previsto.
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, presente in aula durante il voto, guida l’esecutivo che ha promosso la riforma. Nordio, ex magistrato e procuratore aggiunto, è al suo incarico dal 22 ottobre 2022 e ha orientato la sua azione politica verso una riforma della giustizia che punta a una maggiore distinzione tra le funzioni di giudice e pubblico ministero, con l’obiettivo dichiarato di migliorare l’efficienza e la trasparenza degli uffici giudiziari.
L’orgoglio di Giorgia Meloni e le parole di Tajani
“L’approvazione in seconda lettura al Senato della riforma costituzionale della giustizia, segna un passo importante verso un impegno che avevamo preso con gli italiani e che stiamo portando avanti con decisione“. Lo afferma sui social la premier Giorgia Meloni. “Il percorso – aggiunge – non è ancora concluso, ma oggi confermiamo la nostra determinazione nel dare all’Italia un sistema giudiziario sempre più efficiente, equo e trasparente“.
Entusiasta, si esprime con queste parole il vice Presidente del Consiglio e segretario di Forza Italia Antonio Tajani: “Per noi di Forza Italia questa è una giornata meravigliosa che dedichiamo a Silvio Berlusconi che ha dedicato la parte importante della sua attività politica alla riforma della giustizia. Oggi ci è riuscito, ci guarda da lassù“.
Le critiche da parte dell’opposizione e il ruolo di Giuseppe Conte
Tra i più critici alla riforma si è schierato il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha denunciato sui social media le conseguenze negative già evidenti nel sistema giudiziario: processi rallentati, precarietà negli uffici, criticità nell’utilizzo delle applicazioni per i processi telematici, e casi di criminali che sfuggono alla giustizia. Conte ha accusato il governo Meloni-Nordio di voler “mettere il guinzaglio ai magistrati” per proteggere politici e potenti dall’azione della magistratura, realizzando così quello che ha definito “il sogno di Licio Gelli e della P2”.
La riforma, infatti, prevede una netta separazione tra la carriera dei giudici e quella dei pubblici ministeri, con conseguenze sul funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) e sull’autonomia dei magistrati. Secondo gli oppositori, ciò potrebbe indebolire il controllo e l’indipendenza della magistratura, compromettendo la tutela dei diritti dei cittadini.
Il testo, ora atteso alla Camera per il terzo passaggio parlamentare, dovrà ottenere una ulteriore approvazione prima di poter essere sottoposto a referendum confermativo. Nel frattempo, il dibattito resta aperto e acceso, con l’ANM e le forze politiche di opposizione pronte a proseguire la loro battaglia contro quella che definiscono una “riforma che addomestica la magistratura”.






