Roma, 14 ottobre 2025 – Un acceso confronto ha animato oggi il dibattito pubblico tra Carlo Calenda, leader del partito Azione, e Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Enel. Lo scontro, nato a margine del Forum di Coldiretti, ha visto un botta e risposta dai toni duri, con accuse incrociate sul tema del costo dell’energia e della gestione degli utili di Enel Distribuzione. La vicenda, destinata a proseguire in sede giudiziaria con una causa milionaria annunciata da Cattaneo, riflette tensioni mai sopite tra i due protagonisti, già contrapposti in passato su questioni legate a Tim e ai bandi pubblici.
Il duro scontro tra Calenda e Cattaneo sul costo dell’energia
Durante l’incontro con la stampa, Carlo Calenda ha criticato aspramente l’operato di Enel Distribuzione, sottolineando che “con Enel distribuzione pagata con le nostre bollette non solo fa il 42% di utile come Hermes ma si prende pure il bonus“. Aggiungendo un giudizio personale, Calenda ha definito Cattaneo “un po’ cafone“, affermando che il manager avrebbe dovuto “stare zitto” perché “sono soldi degli italiani che vengono presi senza nessun rischio aziendale“. Il leader di Azione ha poi ricordato il passato professionale di Cattaneo, dicendo: “Io lo conosco da quando stava per far ‘zompare per aria’ Tim. È sempre una questione di chi è il padrone per noi. Poi il suo lavoro di manager lo sa fare, il problema è quando sono i cittadini a pagare“.
Non si è fatta attendere la replica di Flavio Cattaneo, che ha rivolto un invito diretto e tagliente all’esponente politico: “Io ho da lavorare purtroppo, ognuno ha da fare il suo. Vai a lavorare, lazzarone!“. L’amministratore delegato di Enel ha inoltre respinto le accuse di Calenda, sottolineando che “Enel non fa il 40% degli utili e tantomeno io prendo alcun bonus sul business della distribuzione“. Sulla presunta volontà di far “zompare” Tim, Cattaneo ha richiamato i risultati positivi ottenuti durante la sua gestione, definendo infondate le affermazioni di Calenda.
La reazione politica e le prospettive legali
La vicenda ha suscitato anche la reazione politica, in particolare da parte di Matteo Richetti, capogruppo di Azione, che ha definito “del tutto inaccettabile” l’insulto rivolto da Cattaneo a un senatore che chiedeva chiarimenti sui “soldi scaricati sulle bollette“. Richetti ha chiesto “le scuse del manager e l’intervento del Governo per rispondere nel merito alle obiezioni sollevate da Calenda“, soprattutto riguardo al rinnovo senza gara della concessione di Enel Distribuzione e al conseguente aumento dei costi.
In serata, Cattaneo ha annunciato che la disputa approderà in tribunale: “Questo, e altro, sarà oggetto di causa in tribunale per svariati milioni di euro che il senatore dovrà risarcire e che saranno devoluti per abbassare il costo delle bollette“. L’AD di Enel ha inoltre evidenziato come Calenda, pur avendo ricoperto incarichi istituzionali di rilievo, non sia riuscito a “abbassare il costo dell’energia“, attribuendo la controversia a un presunto “insuccesso” che avrebbe “dato alla testa” al senatore.
Le carriere di Calenda e Cattaneo
Carlo Calenda, nato a Roma nel 1973, è segretario di Azione e senatore della Repubblica. Ha ricoperto il ruolo di ministro dello sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni, e prima di entrare in politica ha avuto un’esperienza da dirigente d’azienda. La sua traiettoria politica è caratterizzata da una forte attenzione alle tematiche economiche e industriali, con un impegno costante sul tema della regolamentazione energetica e del mercato.
Flavio Cattaneo, 60 anni, è un dirigente d’azienda con una lunga carriera nel settore industriale e delle utilities. Laureato in architettura al Politecnico di Milano, dal maggio 2023 è amministratore delegato e direttore generale di Enel. Precedentemente ha guidato importanti realtà come Telecom Italia, Terna e Nuovo Trasporto Viaggiatori (Italo). Nel corso della sua carriera si è distinto per la capacità di gestire trasformazioni aziendali complesse e per importanti operazioni di mercato.
L’acceso confronto tra Calenda e Cattaneo prosegue dunque su un terreno delicato, quello dei costi energetici e della gestione delle grandi aziende pubbliche, con ricadute dirette sulle tasche degli italiani e sulla politica energetica nazionale.






