Il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini ha commentato lo sciopero nazionale dei trasporti in corso, iniziato a mezzanotte e destinato a concludersi alle 23 di questa sera. Secondo i dati aggiornati, l’adesione risulta contenuta: nessuna cancellazione sugli Intercity, solo quattro o cinque corse soppresse tra i Frecciarossa e meno del 20% dei treni regionali interessati. Per Salvini si tratta di un segnale positivo, poiché ha permesso a pendolari, studenti e lavoratori di poter usufruire dei servizi quasi regolarmente.
Il tema delle norme sugli scioperi
Intervistato da Rtl e poi durante un sopralluogo al cantiere ferroviario di Donnas, in Valle d’Aosta, Salvini ha ribadito che il diritto allo sciopero non è in discussione, ma che sarebbe necessario avviare una riflessione condivisa su come rivedere le regole che lo disciplinano. L’obiettivo, ha spiegato, sarebbe quello di garantire una maggiore tutela ai lavoratori e alle lavoratrici, evitando che una minoranza paralizzi i servizi essenziali a danno della maggioranza. Solo nelle prossime settimane sono già stati proclamati 44 scioperi, di cui 23 a livello nazionale e 21 locali, un dato che per il ministro dimostra la necessità di un quadro normativo più chiaro.
Salvini critica la natura politica della protesta
Salvini ha poi osservato che lo sciopero, indetto da un sindacato di base che lui definisce “di estrema sinistra”, non appare collegato a specifiche rivendicazioni di categoria. Ha ricordato che recentemente è stato rinnovato il contratto dei ferrovieri, con un aumento medio in busta paga di circa 230 euro al mese per 100 mila lavoratori del gruppo Ferrovie dello Stato. A suo giudizio, quindi, la mobilitazione odierna avrebbe una matrice soprattutto politica e non strettamente sindacale.
Il riferimento al contesto internazionale
Nel corso delle dichiarazioni, Salvini ha accennato anche alla situazione in Medio Oriente, sottolineando che lo sciopero non ha alcuna influenza sugli eventi di Gaza e Israele. Ha ribadito la sua posizione a favore della prospettiva dei “due popoli, due Stati”, ma senza la presenza dei gruppi terroristici che, a suo avviso, tengono in ostaggio sia i palestinesi che gli israeliani.






