Roma, 8 ottobre 2025 – “La medicina generale deve essere una scelta di valore e non un ripiego“. Così il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha risposto oggi al question time alla Camera, affrontando il tema della carenza di medici di famiglia nel nostro Paese e illustrando le azioni messe in campo dal governo per valorizzare questa professione fondamentale per il Servizio sanitario nazionale (SSN).
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha confermato oggi durante il question time alla Camera l’inserimento nella prossima legge di Bilancio dell’estensione dello screening mammografico alle fasce di età 45-50 anni e 70-74 anni, ribadendo la volontà del ministero di potenziare la prevenzione oncologica in Italia. Tuttavia, Schillaci ha sottolineato l’importanza di un approccio graduale e sostenibile, basato sulle capacità organizzative regionali e sul valore della valutazione costo-efficacia.
Schillaci: un investimento strutturale per la medicina generale
“È vero che abbiamo meno medici di famiglia rispetto a Francia e Spagna, ma questo è il risultato di anni di sottovalutazioni”, ha affermato Schillaci. Tra le misure adottate, il ministro ha sottolineato i finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che hanno permesso di finanziare 2.700 nuove borse di studio aggiuntive, portando il totale a circa 2.900 per il triennio formativo, un raddoppio rispetto al passato. Questi cicli formativi sono completamente finanziati fino al 2026. Nel frattempo, per non lasciare scoperta l’assistenza, il decreto-legge 202/2024 ha reso stabile la possibilità per i laureati in medicina e chirurgia, abilitati e iscritti ai corsi di formazione in medicina generale, di partecipare all’assegnazione di incarichi, utilizzando così professionisti qualificati durante la formazione stessa. Inoltre, è stata estesa la possibilità per i medici convenzionati di restare in servizio volontariamente fino a 72 anni.
Vocazione e riconoscimento: la sfida per il futuro
Secondo il ministro, la questione della carenza non è solo quantitativa, ma soprattutto vocazionale. “Per troppo tempo la medicina generale è stata percepita come una professione di serie B, con meno prestigio e riconoscimento economico rispetto alle specializzazioni ospedaliere” ha dichiarato Schillaci. “Dobbiamo fare in modo che diventi una vera vocazione di eccellenza, equiparandola alle altre specializzazioni non solo nel percorso formativo, ma anche nel riconoscimento professionale e economico“.
In questo senso, il disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri punta a una riforma completa del percorso formativo della medicina generale, rendendolo più integrato con i percorsi universitari e più attrattivo per i giovani medici. “Non possiamo più permetterci che la medicina generale sia un ripiego” ha aggiunto il ministro. “Investire in questa professione significa investire nella salute di prossimità, nella prevenzione e nel futuro della sanità italiana“.
Schillaci ha anche sottolineato il ruolo cruciale dei medici di famiglia come primo punto di contatto con i cittadini e come pilastri della medicina di prossimità. “La domanda di assistenza è cambiata profondamente”, ha detto. Cittadini più informati e con bisogni complessi richiedono risposte innovative, e la rivoluzione digitale rappresenta un’opportunità per rafforzare la centralità di questa professione e la relazione medico-paziente“.
Schillaci e il calo dei medici di base
Questi interventi si inseriscono in un contesto in cui, dal 2017 al 2023, si è registrato un calo del 13% dei medici di medicina generale e un aumento del 42% dei massimalisti, segnale di un sistema sanitario sotto pressione.
Il ministero della Salute, in collaborazione con il Ministero dell’Università e della Ricerca, ha istituito un tavolo di lavoro dedicato per elaborare una proposta di riforma che trasformerà l’attuale corso di formazione in una vera scuola di specializzazione, allineando così la medicina generale agli standard delle altre specialità mediche. Sul fronte contrattuale, l’obiettivo primario resta garantire prestazioni di eccellenza da parte di professionisti motivati e consapevoli, con contratti che valorizzino qualità, quantità e dignità della professione.
Il quadro nazionale e le risorse dedicate
Il ministro ha richiamato l’attenzione sul Piano Oncologico Nazionale 2023-2027, che prevede risorse dedicate pari a 10 milioni di euro annui per rafforzare le strategie di prevenzione, diagnosi, cura e assistenza oncologica. Inoltre, con il decreto-legge 202 del 2024 sono state autorizzate risorse specifiche per il 2025 e il 2026, finalizzate all’avvio di progetti pilota per il rafforzamento e l’estensione degli screening nelle fasce di età 45-50 e 70-74 anni.
L’analisi dei dati dell’Osservatorio Nazionale Screening 2024 evidenzia però una applicazione eterogenea a livello territoriale: alcune regioni hanno già esteso lo screening mammografico, mentre altre non l’hanno ancora implementato. Schillaci ha precisato che «non possiamo imporre dall’alto ciò che poi non sarebbe garantito nel concreto». Le raccomandazioni europee del 2022 indicano infatti che l’estensione agli estremi delle fasce d’età deve avvenire sulla base di valutazioni di costo-efficacia e della capacità organizzativa dei singoli sistemi sanitari.
Screening mammografico: modalità e benefici
Il programma di screening mammografico, già attivo nelle fasce 50-74 anni, prevede un invito attivo biennale rivolto alle donne residenti, con mammografie gratuite e valutate da due radiologi esperti. L’esame consente di individuare precocemente lesioni di piccole dimensioni, prima che siano palpabili, aumentando così la possibilità di cure efficaci e meno invasive. La mammografia digitale utilizzata negli screening utilizza dosi molto basse di raggi X e ha un percorso completamente gratuito, che include ulteriori approfondimenti diagnostici e terapie in caso di necessità.
Il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 ha già posto tra i suoi obiettivi il rafforzamento della prevenzione oncologica. Schillaci ha concluso evidenziando l’intenzione di partire dalle regioni con capacità organizzativa adeguata per implementare i progetti pilota, documentare le buone pratiche e sostenere progressivamente le altre regioni nell’adeguamento.
In sintesi, l’estensione dello screening mammografico rappresenta un passo importante per la prevenzione del tumore al seno in Italia, ma sarà attuata con gradualità e attenzione alle capacità territoriali per garantirne l’efficacia e la sostenibilità.






