Il caso delle sanzioni contro Francesca Albanese agita la politica italiana: attesa una presa di posizione dal governo Meloni, mentre cresce il dibattito su UE e diritti umani.
Roma, 18 luglio 2025 – Il caso delle sanzioni statunitensi contro Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, continua a suscitare tensioni nel panorama politico italiano. A più di una settimana dall’annuncio della misura punitiva da parte dell’amministrazione statunitense, il governo italiano guidato da Giorgia Meloni non ha ancora preso una posizione ufficiale, mentre l’Unione Europea ha espresso un giudizio critico nei confronti della decisione americana.
Il silenzio del governo italiano e le critiche alla Presidenza della Repubblica
La figura di Francesca Albanese, funzionaria italiana e esperta di diritto internazionale e diritti umani, è al centro di un acceso dibattito politico. Nominata nel maggio 2022 relatrice speciale dell’ONU per i territori palestinesi occupati, Albanese è nota per le sue dure critiche all’occupazione israeliana, alla quale ha dedicato numerosi rapporti e dichiarazioni, inclusa l’accusa a Israele di aver commesso atti di genocidio nella Striscia di Gaza. Le sue posizioni hanno generato controversie e attacchi, culminati con l’imposizione delle sanzioni da parte degli Stati Uniti, che secondo la stessa Albanese violano la sua immunità diplomatica.
Nonostante la gravità della situazione, Palazzo Chigi appare inattivo. Alcuni organi di stampa hanno evidenziato anche l’assenza di una presa di posizione da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è stato criticato per il mancato sostegno pubblico alla connazionale. Mattarella, in carica dal 2015 e figura di riferimento istituzionale, non ha finora rilasciato dichiarazioni in merito al caso.
Le dichiarazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani
Interpellato sulla vicenda durante un evento a Roma dedicato al turismo, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha definito la decisione statunitense come “unilaterale”, cercando di distanziarsi da essa. “La Albanese è stata sanzionata dagli Usa per il ruolo che svolge presso le Nazioni Unite – ha dichiarato – e non in quanto cittadina italiana”. Tajani ha evitato di esprimere un giudizio sul merito della decisione e ha interrotto bruscamente le risposte quando gli è stato chiesto se il governo italiano fosse d’accordo o meno con le sanzioni.
La posizione del ministro riflette una linea prudente e di non ingerenza, mentre le pressioni politiche e mediatiche per un intervento più deciso continuano a crescere. L’assenza di una risposta netta da parte di Palazzo Chigi e la gestione interlocutoria del tema da parte della Farnesina alimentano un clima di incertezza e insoddisfazione tra chi sostiene Albanese e ne denuncia il trattamento da parte degli Stati Uniti.
Francesca Albanese, originaria di Ariano Irpino, ha una lunga carriera dedicata alla tutela dei diritti umani. Laureata in giurisprudenza all’Università di Pisa e con un master in diritti umani presso la School of Oriental and African Studies di Londra, ha lavorato per oltre un decennio con le Nazioni Unite e diverse organizzazioni non governative, specializzandosi nel conflitto israelo-palestinese. Nel suo mandato all’ONU ha più volte denunciato quello che definisce un regime di apartheid imposto da Israele e ha chiesto un cessate il fuoco immediato nella guerra tra Israele e Hamas del 2023, sottolineando la necessità di proteggere le popolazioni civili e perseguire i responsabili di crimini internazionali.





