Le sanzioni Usa contro Francesca Albanese scatenano polemiche in Italia: petizione per il Nobel alla relatrice Onu e pressing sul governo per una presa di posizione chiara.
Roma, 11 luglio 2025 – Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati, è finita nel mirino delle sanzioni statunitensi. Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha motivato il provvedimento con la sua presunta campagna politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele. La vicenda ha generato reazioni nel dibattito internazionale e acceso un acceso confronto politico anche in Italia.
Le accuse degli Stati Uniti e il rapporto sul genocidio
Nel suo recente rapporto intitolato “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”, Albanese ha denunciato l’esistenza di almeno 45 aziende private coinvolte, direttamente o indirettamente, nel sostegno all’esercito israeliano e all’occupazione dei territori palestinesi. Questo documento ha fatto emergere, secondo la relatrice, un piano di sterminio nei confronti del popolo palestinese, aggravando la già complessa crisi umanitaria nella regione. Le critiche americane hanno suscitato disagio tra quanti auspicano una soluzione pacifica del conflitto, ma soprattutto hanno messo in evidenza il silenzio del governo italiano sulla vicenda.
La reazione italiana e la petizione per il Nobel
Fuori Montecitorio, il coportavoce di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), Angelo Bonelli, ha espresso duramente la propria posizione contro l’inerzia dell’esecutivo italiano. “È scandaloso – ha dichiarato – che il governo non sostenga una cittadina italiana vittima di una sanzione ingiusta. Al contrario, appare genuflesso a Netanyahu e Trump”. Bonelli ha sottolineato come Albanese si distingua per la difesa dei diritti umani e ha criticato l’accoglienza riservata dal governo italiano al premier israeliano, ritenuta un segnale di delegittimazione del diritto internazionale.
In risposta, Avs ha lanciato una petizione per proporre la candidatura di Francesca Albanese al premio Nobel per la pace, raccogliendo finora circa 50mila adesioni. “Non basta – ha aggiunto Bonelli – chiederemo ai parlamentari di sottoscrivere una lettera formale indirizzata al comitato del Nobel”. L’iniziativa vuole rappresentare un gesto di sostegno concreto alla relatrice, che dal 1º maggio 2022 ricopre il prestigioso incarico Onu, succedendo al canadese Michael Lynk.
Il ruolo di Marco Rubio e il contesto internazionale
Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, in carica dal gennaio 2025 nella seconda amministrazione Trump, ha rivestito un ruolo centrale nell’imposizione delle sanzioni nei confronti di Albanese. Rubio ha motivato la decisione come risposta alla sua “campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele”. Nel dialogo con il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, Rubio ha confermato la volontà dell’amministrazione di sostenere negoziati diplomatici, sottolineando l’urgenza di cessate il fuoco e l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza.
Albanese, esperta di diritto internazionale e diritti umani, ha denunciato ripetutamente le violazioni israeliane nei territori occupati e ha definito la Cisgiordania come una “prigione a cielo aperto”. Nel marzo 2024 ha presentato un rapporto in cui ha parlato di “fondati motivi” per definire genocidio le azioni di Israele nella Striscia di Gaza. La sua attività ha provocato aspre polemiche e accuse di antisemitismo, sempre respinte dalla relatrice che afferma di criticare esclusivamente l’occupazione e le politiche israeliane.
L’intera vicenda si inserisce in un quadro geopolitico complesso, con gli Stati Uniti che mantengono una posizione ferma a sostegno di Israele e con l’Italia chiamata a confrontarsi su come posizionarsi rispetto a questo delicato equilibrio internazionale.
Fonte: Davide Di Carlo - Francesca Albanese, Bonelli: "Governo silenzioso, genuflesso a Netanyahu e Trump"





