Trento, 18 settembre 2025 – Sulla questione del riconoscimento dello Stato palestinese, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha espresso una posizione netta e critica nei confronti di Hamas, definendo il gruppo come un ostacolo insormontabile per qualsiasi forma di riconoscimento ufficiale da parte dell’Italia. Le dichiarazioni sono state rilasciate a margine della cerimonia al Brennero, in risposta alle recenti notizie sull’adesione italiana alla dichiarazione Onu per il riconoscimento dello Stato palestinese, annunciata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani.
La posizione di Salvini sul riconoscimento della Palestina
“Fino a che c’è Hamas, fino a che ci sono tagliagole e terroristi islamici, non ritengo utile riconoscere nulla“, ha affermato Salvini, sottolineando come la presenza di un’organizzazione militante e considerata terroristica rappresenti, a suo avviso, un problema insormontabile per un’azione diplomatica precisa e concreta. Il ministro ha poi aggiunto di essere favorevole al dialogo e alla diplomazia, ribadendo però la necessità di un approccio pragmatico che non si presti a facili polemiche.
“Io lavoro per riavvicinare, non per allontanare,” ha detto Salvini, criticando duramente le polemiche della sinistra italiana, nate anche da un semplice gesto diplomatico, come il saluto a un ambasciatore. Salvini ha inoltre auspicato una rapida cessazione delle morti di civili innocenti e ha ribadito il sacrosanto diritto all’esistenza e alla difesa di Israele.
Il contesto diplomatico e la posizione italiana
La recente adesione dell’Italia alla dichiarazione Onu per il riconoscimento dello Stato palestinese, annunciata dal ministro degli Esteri Tajani, rappresenta un passo importante nella politica estera italiana, che tende a sostenere una soluzione diplomatica e multilaterale del conflitto israelo-palestinese. Tuttavia, le parole di Salvini evidenziano una linea più cauta e condizionata, legata all’assenza di violenze e terrorismo da parte di gruppi come Hamas, che controlla la Striscia di Gaza dal 2007.
Lo Stato di Palestina, riconosciuto come osservatore permanente all’Onu dal 2012, rivendica sovranità su Cisgiordania e Striscia di Gaza, con Gerusalemme Est come capitale de iure, anche se la situazione sul terreno resta complessa e frammentata. La posizione italiana, come quella di molti altri Paesi europei, cerca un equilibrio tra riconoscimento politico e garanzie di sicurezza, con particolare attenzione al cessate il fuoco e alla tutela dei diritti umani.
Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, ribadisce dunque un approccio condizionato che pone al centro la lotta al terrorismo e la sicurezza prima di ogni riconoscimento ufficiale, mantenendo aperto il tema del dialogo diplomatico multilaterale.
Salvini: “Lo sciopero per la Palestina non risolve nulla”
Il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega ha sottolineato come gli scioperi debbano seguire “modi, tempi e regole” rigorosi. Commentando la mobilitazione programmata dalla CGIL, ha affermato: “Non risolvi nulla ma semplicemente rovini la giornata di lavoro a milioni di lavoratrici e lavoratori“. Ha ribadito che ogni cittadino è libero di esercitare i propri diritti, ma nel rispetto delle leggi vigenti, auspicando che “per motivi politici non ci vadano di mezzo lavoratori, studenti e pendolari”.
Queste dichiarazioni arrivano in un contesto segnato da un’intensa attività sindacale a livello nazionale. Solo pochi giorni fa, il 29 novembre, si è tenuto uno sciopero generale di 24 ore indetto da Cgil e Uil contro la legge di bilancio del governo Meloni, con un’adesione superiore al 70% in molti settori, tra cui metalmeccanico, agroindustria e servizi. Quel giorno, le proteste hanno visto la partecipazione di circa mezzo milione di lavoratori e diverse manifestazioni si sono svolte nelle principali città italiane, con momenti di tensione soprattutto a Torino.
Contesto degli scioperi e tensioni sociali
Il ministro Salvini ha anche commentato gli scontri avvenuti a Torino durante le manifestazioni pro-Palestina, definendo i responsabili “delinquenti” e auspicando l’identificazione e la punizione dei colpevoli. Le proteste di fine novembre hanno avuto un impatto significativo sui trasporti pubblici, con cancellazioni di voli e blocchi parziali dei servizi urbani.
Parallelamente, la CGIL, sindacato fondato nel 1944 e con oltre 5 milioni di iscritti, continua a rappresentare una voce importante nelle rivendicazioni del mondo del lavoro italiano. La confederazione sindacale si è schierata contro quella che definisce una manovra economica “iniqua e ingiusta“, chiedendo aumenti salariali, maggiori investimenti in sanità e istruzione e un cambio di rotta nelle politiche industriali.
In questo clima di forte mobilitazione e contrapposizione, Matteo Salvini ha ribadito la necessità di rispettare le regole e di evitare che la protesta politica danneggi i lavoratori e i cittadini.





