Roma, 28 ottobre 2025 – Il primo ministro ungherese Viktor Orban rilancia la sua sfida politica in Europa con un deciso attacco alle politiche comunitarie di sostegno all’Ucraina. Dopo l’incontro con la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, ieri a Roma, Orbán ha incontrato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture italiano, Matteo Salvini, con il quale ha discusso una strategia condivisa di opposizione alle attuali linee guida dell’Unione Europea. Il premier ungherese ribadisce la sua posizione critica verso Bruxelles, evidenziando un crescente fronte sovranista che mira a limitare l’impegno europeo nel sostegno a Kiev.
Un blocco anti-Ucraina e la strategia sovranista a Roma
Il vertice romano tra Viktor Orban e Matteo Salvini si inserisce in un quadro politico europeo sempre più frammentato. Orban, che punta a consolidare il proprio consenso interno in vista delle elezioni ungheresi di aprile 2026, sfrutta la sua posizione per formare un blocco anti-Ucraina all’interno del Consiglio Europeo e dell’Eurocamera, insieme ai leader nazionalisti come Andrej Babis della Repubblica Ceca e Robert Fico della Slovacchia. Questa alleanza mira a rafforzare il gruppo di Visegrad, indebolendo l’influenza del polacco Donald Tusk.

Durante l’incontro con Salvini al Ministero delle Infrastrutture, i due leader hanno discusso non solo delle questioni legate alla competività, affrontate nel precedente colloquio con Meloni, ma anche di temi più ampi come la pace, la critica al Green Deal e le cosiddette “politiche suicide” dell’Unione Europea. Lo staff di Salvini ha definito l’incontro “affettuoso” e di un’ora, mentre Orban su X ha sottolineato l’impegno comune a difesa della sovranità nazionale e a costruire un’Europa degli Stati sovrani.
Il contrasto interno italiano e la posizione ufficiale del governo
Nonostante le convergenze emerse tra Orban e Salvini, la linea ufficiale del governo italiano, rappresentata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, rimane ferma nel sostegno a Kiev. Tajani, intervenuto dalla Mauritania, ha chiarito che la politica estera italiana è espressa dal Presidente del Consiglio e dal Ministro degli Esteri, e non dalle posizioni individuali, ribadendo che “noi stiamo con Kiev”. Questo distinguo evidenzia le tensioni interne nell’esecutivo italiano, dove Salvini e Meloni mostrano aperture verso le posizioni sovraniste di Orban.
La visita di Orban a Roma ha suscitato anche reazioni nella società civile e nell’opposizione italiana, soprattutto dopo gli attacchi del premier ungherese all’eurodeputata italiana Ilaria Salis, definita “criminale” da Orbán in seguito alla concessione dell’immunità parlamentare da parte dell’Eurocamera. Le critiche al premier ungherese hanno trovato eco nelle parole di esponenti come Nicola Fratoianni di Avs e Elly Schlein, segretaria del Pd, che hanno chiesto a Giorgia Meloni di difendere la libertà di stampa e il quotidiano La Repubblica, oggetto di un duro botta e risposta con il consigliere politico di Orban, Balazs Orban.
La posizione di Orban sull’Ucraina e il futuro del sostegno europeo
Orban ha ribadito su X che l’Ungheria non è obbligata a sostenere l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea e ha sottolineato che “nessun Paese ha mai tentato di entrare nell’Unione con il ricatto”. Ha inoltre affermato che l’adesione spetta agli Stati membri e deve essere decisa all’unanimità, ricordando che “il popolo ungherese ha preso la sua decisione”. Questa posizione conferma la volontà di Budapest di esercitare un diritto di veto sul sostegno a Kiev.
La sfida si sposta ora sulla capacità della Commissione Europea di aggirare il principio dell’unanimità per continuare a garantire risorse all’Ucraina. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha confermato la validità legale degli strumenti adottati per limitare l’uso degli asset russi, mentre il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha ribadito l’importanza del sostegno a Kiev, sottolineando le divisioni nel Vecchio Continente.
In questo contesto, la figura di Orban si conferma centrale nel panorama politico europeo, con un ruolo sempre più ingombrante e divisivo soprattutto in vista del prossimo Consiglio Europeo di dicembre, che vedrà la Repubblica Ceca guidata da Babis rafforzare la coalizione dei Visegrad 3 insieme a Bratislava e Budapest.




