Il segretario della CGIL, Maurizio Landini, ha dichiarato che il modo migliore per difendere la democrazia è praticarla, esprimendo ottimismo sul raggiungimento del quorum nei referendum dell’8 e 9 giugno
Il segretario della CGIL, Maurizio Landini, ha espresso con fermezza la sua convinzione che il quorum per i referendum previsti l’8 e il 9 giugno sia davvero a portata di mano. Durante un evento tenutosi a Pescara, Landini ha ribadito l’importanza di praticare la democrazia attraverso il voto, sottolineando che l’obiettivo della CGIL è di tornare a casa con risultati tangibili. “Pensiamo che il modo migliore per difendere la democrazia è quello di praticarla”, ha affermato, invitando i cittadini a partecipare attivamente al processo referendario.
La partecipazione come strumento di cambiamento
Il segretario ha criticato coloro che invitano a disertare le urne, definendo tale atteggiamento un “atto di paura”. Secondo Landini, la partecipazione al referendum non è solo un diritto, ma un fondamentale strumento di cambiamento. “Con il referendum, sei tu che decidi. Non possiamo permettere che la voce dei cittadini venga silenziata”, ha aggiunto, evidenziando la necessità di riformare quelle che lui definisce “leggi balorde” frutto di decenni di politiche discutibili.
Un’opportunità unica per il popolo
Landini ha invitato gli elettori a considerare il referendum come un’opportunità unica: “L’8 e il 9 di giugno, per un giorno, noi siamo il Parlamento. Ogni cittadino ha il potere di far cambiare queste leggi”, ha spiegato, rimarcando il ruolo cruciale che il voto riveste nella vita democratica del Paese.
Mobilitazione sociale e risveglio democratico
L’attesa per il referendum è alta e le dichiarazioni di Landini si inseriscono in un contesto di crescente mobilitazione sociale. La CGIL sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione per coinvolgere un numero sempre maggiore di cittadini, cercando di far comprendere l’importanza della partecipazione attiva. L’appello di Landini si unisce a quello di altri leader sindacali e politici, che vedono nel referendum un’occasione per dare voce a una società civile spesso trascurata.






