A meno di 10 giorni dall’ultimo referendum, in Senato arrivano disegni di legge sulle firme e sul quorum: i dettagli
In vista del prossimo referendum abrogativo, il dibattito politico in Senato si accende su due proposte di legge che intendono modificare l’articolo 75 della Costituzione, relativo ai quesiti referendari. Sul tavolo ci sono due provvedimenti con visioni opposte, depositati a pochi giorni dal voto referendario previsto per fine mese.
Le due proposte di legge sui referendum
La prima proposta è stata presentata da Forza Italia, con il presidente dei senatori Maurizio Gasparri e l’esponente Adriano Paroli tra i firmatari. Il disegno di legge punta ad una stretta sulla raccolta delle firme: si propone di raddoppiare il numero minimo di sottoscrizioni necessarie da 500.000 a 1.000.000 e di aumentare il numero di consigli regionali coinvolti da 5 a 10. L’obiettivo dichiarato è quello di “ovviare al numero eccessivo di quesiti referendari che ha caratterizzato numerose esperienze del recente passato” e di garantire che le proposte referendarie siano sostenute “in modo più consistente e credibile”.
In contrapposizione, il Movimento 5 Stelle – tramite la senatrice Alessandra Maiorino – ha presentato una proposta che agisce sul quorum di validità del referendum abrogativo. Il ddl mira ad abbassare la soglia dal 50% più uno degli aventi diritto al voto a un “un terzo degli aventi diritto”. Nel testo si sottolinea la “scarsa affluenza ormai consolidata, a prescindere dall’oggetto dei referendum” e l’“impossibilità, alla luce dei dati storici, di raggiungere il quorum di validità”. Si denuncia inoltre la “deplorevole esultanza” da parte di chi ha boicottato il raggiungimento del quorum nelle consultazioni del 8 e 9 giugno 2025, mettendo in luce la necessità di non ignorare le istanze espresse da milioni di cittadini.
Contesto istituzionale e storico delle riforme referendarie
Le proposte arrivano in un contesto di riflessione più ampia sulle riforme costituzionali italiane, che negli ultimi anni hanno visto tentativi di revisione dell’assetto parlamentare e del procedimento legislativo, come la riforma Renzi-Boschi del 2016, bocciata poi dal referendum popolare. Quella riforma avrebbe tra l’altro ridotto il numero dei parlamentari e modificato il ruolo del Senato, ma non è mai entrata in vigore a causa del voto contrario degli elettori.
Ora il confronto si concentra sulle modalità di accesso e validità dei referendum abrogativi, strumenti fondamentali di democrazia diretta riconosciuti dalla Costituzione. La dialettica tra i due partiti testimonia la tensione tra la volontà di rendere più difficile l’indizione di referendum – per evitare un eccesso di quesiti e una frammentazione del dibattito politico – e l’esigenza di facilitare la partecipazione popolare, riducendo le barriere per la loro validità.
Il dibattito parlamentare sulle due proposte di legge sarà determinante per definire le regole che accompagneranno i prossimi referendum in Italia, tra i quali quello imminente che potrebbe segnare un nuovo capitolo della partecipazione civica nel Paese.






