Roma, 1 maggio – “Milioni di persone lavorano ogni giorno in Italia, creando imprese, pagando tasse e contribuendo alle pensioni. Ma sono invisibili per lo Stato. Oggi, in piazza San Giovanni, sosteniamo il Referendum sulla Cittadinanza dell’8 e 9 giugno”, dichiara il segretario di Più Europa
In un’epoca caratterizzata da un crescente dibattito su immigrazione e diritti civili, Riccardo Magi, segretario del partito Più Europa e presidente del Comitato promotore del referendum sulla cittadinanza, ha lanciato un appello accorato. Durante un evento a San Giovanni, ha messo in evidenza come milioni di persone vivano e lavorino quotidianamente in Italia, contribuendo con il loro lavoro, le tasse e i contributi al benessere economico del Paese, ma restino, per lo Stato, “invisibili”.
Magi ha sottolineato che, nonostante il loro apporto significativo, queste persone non possono accedere a diritti fondamentali come il voto, la partecipazione a concorsi pubblici, la possibilità di candidarsi per cariche pubbliche o l’accesso a mutui. “È giunto il momento di riconoscere il loro valore e dare loro la dignità che meritano”, ha affermato. Il referendum sulla cittadinanza, previsto per l’8 e il 9 giugno, rappresenta un’opportunità cruciale per colmare questo divario di diritti.
Un’opportunità per l’inclusione
La manifestazione ha visto la presenza di un tavolo informativo, dove i cittadini hanno potuto approfondire le modalità di partecipazione al referendum e le implicazioni di una possibile riforma. “Votare per questo referendum significa dire Sì a un’Italia più inclusiva e giusta”, ha continuato Magi, richiamando l’attenzione sui benefici sociali ed economici derivanti dall’inclusione di queste persone nel tessuto sociale del Paese.
Un dibattito necessario
In un clima di crescente polarizzazione politica, l’iniziativa di Magi si inserisce in un dibattito più ampio sulla necessità di riforme che riconoscano i diritti di tutti i residenti. Con il referendum, si punta a dare voce a chi, pur contribuendo attivamente alla società italiana, è spesso escluso dai processi decisionali.






