La segretaria del PD Elly Schlein ha attaccato la premier Giorgia Meloni per non aver espresso giudizi sul Pride di Budapest
Il Pride di Budapest ha acceso un acceso dibattito politico in Italia, con la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha definito “grave il silenzio di Giorgia Meloni” sulla manifestazione ungherese. Schlein ha espresso con forza la sua posizione in un’intervista a Repubblica, sottolineando il significato simbolico della manifestazione e criticando duramente la politica del governo italiano e dell’Unione Europea riguardo alla difesa dei diritti civili.
Schlein: “Il Pride di Budapest è una vittoria contro l’autoritarismo di Orbán”
Per Schlein, il Pride non è solo una manifestazione di libertà ma “una vittoria degli ungheresi sull’autoritarismo di Viktor Orbán”. La leader del PD ha ricordato la presenza della delegazione di S&D a Budapest, impegnata a “difendere libertà e democrazia, il diritto a manifestare”. Il divieto imposto dal governo ungherese, ha affermato, rappresenta “discriminazione istituzionale e una violazione del diritto europeo” inaccettabile. Schlein ha inoltre denunciato la politica conservatrice e nazionalista che, a suo avviso, “ha l’ossessione di cancellare le differenze” e ha definito “gravissimo il silenzio della premier Meloni”, che secondo lei ha perso un’occasione per difendere i valori democratici e la libertà.
Critiche alla Commissione Europea e alla gestione dei fondi UE
La segretaria del PD ha inoltre rivolto dure critiche alla Commissione Europea per quella che definisce una gestione “a geometria variabile” delle maggioranze parlamentari, in particolare riguardo al rispetto dei trattati e dello stato di diritto in Ungheria. Schlein ha chiesto sanzioni severe per Budapest, sottolineando che “non è accettabile che l’Ungheria continui a ricevere fondi europei mentre viola i diritti fondamentali e rifiuta l’accoglienza dei richiedenti asilo”. Nel contesto di questa critica si inserisce anche il giudizio negativo sul decreto sicurezza, definito “incostituzionale e un passo indietro rispetto al codice Rocco”.
Il dibattito politico intorno al Pride di Budapest si inserisce in un quadro più ampio di tensioni tra l’Europa dei diritti e l’Europa dei sovranismi, con il governo ungherese di Orbán che prosegue nel consolidamento di un modello autoritario, e con la premier italiana Meloni che, secondo Schlein, non ha preso una posizione chiara in difesa delle libertà civili.






