Roma, 2 luglio 2025 – Nuova polemica nel mondo della cultura italiana, con il ministro della Cultura Alessandro Giuli al centro di un acceso confronto con le opposizioni e la stessa Fondazione Bellonci, organizzatrice del prestigioso Premio Strega. A intervenire con dure critiche è stata Irene Manzi, capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, che ha accusato il ministro di alimentare polemiche sterili e di trascurare i problemi concreti del settore culturale ed editoriale.
Le dimissioni di Giuli dalla giuria dello Strega
Al centro della controversia c’è la recente dichiarazione del ministro Giuli, che ha lamentato di non aver ricevuto i libri candidati al Premio Strega, ironizzando sul fatto di essere forse considerato un “nemico della domenica”. La Fondazione Bellonci ha prontamente chiarito che Giuli si era dimesso dalla giuria del premio il giorno stesso della sua nomina a ministro della Cultura, come confermato da una lettera ufficiale inviata dall’ex presidente della Fondazione MAXXI. In questa missiva, Giuli spiegava che l’incarico ministeriale non gli consentiva di proseguire il suo ruolo all’interno del gruppo “Amici della domenica”, la giuria dello Strega.
Il direttore della Fondazione Bellonci, Stefano Petrocchi, ha sottolineato che il ministro è stato comunque invitato alle serate ufficiali del Premio Strega e che un suo eventuale ritorno nella giuria sarebbe accolto con onore.
Le critiche del Pd e di Alleanza Verdi Sinistra
Irene Manzi ha definito l’episodio come “l’ennesima polemica inutile” che potrebbe nascondere “l’assenza totale di contenuti e risultati concreti” da parte del ministero. Secondo la deputata Pd, l’attuale gestione guidata da Giuli è “ferma”: l’editoria aspetta ancora una legge di settore, i fondi destinati alla cultura sono insufficienti nonostante parziali reintegri, e le scelte politiche del governo hanno penalizzato la promozione della lettura e il sostegno all’acquisto di libri.
Anche Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra ha espresso un giudizio molto critico, soprattutto sulla modifica dei criteri di attribuzione dei fondi per lo spettacolo dal vivo. Le nuove disposizioni, ha detto, favoriscono le produzioni più commerciali a scapito di quelle contemporanee e sperimentali, causando una significativa perdita di lavoro per artisti e tecnici, in particolare per i giovani con redditi bassi. Piccolotti ha accusato il ministro Giuli di usare il ministero come strumento di controllo culturale e di essere “un ministro contro la cultura”.
Il dibattito resta aperto, mentre continua a suscitare attenzione l’atteggiamento del ministro Giuli, che ha dichiarato di dedicarsi alla ricerca di fondi europei per la cultura, anche attraverso contatti internazionali, come quello con l’omologo tedesco.






