La Corte dei Conti ha ribadito il suo parere contrario al terzo Atto aggiuntivo della convenzione relativa al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, sottolineando l’assenza di conformità legale del decreto adottato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) insieme al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).
Il no della Corte dei Conti al decreto sul Ponte sullo Stretto
La Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei Conti ha respinto il decreto n. 190 del 1° agosto 2025, che approvava il terzo Atto aggiuntivo alla convenzione del 30 dicembre 2003 tra il MIT e la società Stretto di Messina spa, concessionaria delle opere. L’atto in questione è strettamente collegato alla delibera di agosto del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), già bocciata dalla stessa Corte a fine ottobre, che assegnava risorse e approvava il progetto esecutivo dell’opera.
La mancata ammissione al visto e alla registrazione da parte della Corte dei Conti, che renderà note le motivazioni entro trenta giorni tramite apposita deliberazione, rappresenta un ulteriore stop all’avanzamento del progetto, mettendo in discussione l’intero impianto giuridico-amministrativo che regola il rapporto tra lo Stato e la concessionaria.
Le reazioni politiche: critiche e allarme sui costi
Le reazioni politiche sono state immediate. Il senatore del Movimento 5 Stelle, Pietro Lorefice, ha definito la decisione della Corte come un duro colpo all’operato del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, accusandolo di insistere sul progetto del Ponte sullo Stretto che sarebbe utile solo alla sua “campagna elettorale permanente” e di agire con approssimazione. Lorefice ha sottolineato come la Corte dei Conti abbia smontato non solo il progetto del Ponte, ma anche la propaganda politica ad esso associata.
Anche Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, ha espresso forte preoccupazione per la gravità della situazione, evidenziando che il governo Meloni stava impegnando fondi pubblici in un quadro giuridico e tecnico non legittimo, con un’opera dal costo stimato di 14 miliardi di euro. Bonelli ha denunciato lo spreco di risorse sottratte ad altri settori fondamentali come ferrovie, scuole, sanità e sicurezza del territorio. Ha inoltre annunciato la sua disponibilità a denunciare il governo presso la Procura europea qualora si continuasse a portare avanti il progetto in assenza di legalità.
Secondo Bonelli, ignorare il pronunciamento della Corte comporterebbe responsabilità giuridiche rilevanti e la bocciatura di oggi preclude la stipula dell’accordo tra MIT, MEF e Società Stretto di Messina per la progettazione e realizzazione del Ponte. Il parlamentare ha invitato il governo a fermare immediatamente un’operazione definita “opaca, costosissima e inutile”.
Le tensioni politiche si intensificano in un contesto già caratterizzato da divisioni sul progetto del ponte, che da anni rappresenta un tema controverso nel dibattito infrastrutturale italiano. La decisione della Corte dei Conti conferma la delicatezza della questione, ponendo un freno importante a un’opera che, nonostante il sostegno di alcune forze politiche, continua a sollevare critiche per la sua fattibilità tecnica, economica e normativa.






