Mntre il governo esulta per i risultati raggiunti con il PNRR, Giuseppe Conte critica: “I fondi sono stati dilapidati”
Nel dibattito politico italiano torna al centro dell’attenzione la gestione dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con un duro attacco da parte del leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. In una recente dichiarazione, Conte ha puntato il dito contro l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, sostenendo che i fondi europei non vengono spesi in modo efficiente e che si sta assistendo a un vero e proprio spreco.
Giuseppe Conte denuncia la dilapidazione dei fondi PNRR
Secondo Conte, guida del Movimento 5 Stelle, il governo Meloni si limita a vantarsi dell’arrivo delle rate di finanziamento dall’Unione Europea, ma non spiega quanto effettivamente venga realizzato sul territorio. Nel 2024, ha sottolineato, sono stati messi a terra solo 18 miliardi su 41 previsti, con la sanità e l’inclusione sociale che vedono una spesa effettiva intorno al 20%. “Li stanno dilapidando”, ha affermato con tono critico Conte, rimarcando la necessità di una gestione più efficace e trasparente delle risorse.
Conte ha inoltre denunciato a Bruxelles una proposta in discussione che riguarda la rimodulazione dei fondi non spesi, ipotizzando un loro possibile reinvestimento in ambito militare. Una questione che ha suscitato preoccupazione nel panorama politico e che sarà oggetto di ulteriori confronti nelle sedi europee.
Il ruolo di Meloni nella gestione dei fondi e le critiche politiche
La premier Giorgia Meloni, in carica dal 22 ottobre 2022 e prima donna a ricoprire la carica di presidente del Consiglio nella storia italiana, ha spesso sottolineato i progressi nell’ottenimento e nell’utilizzo delle risorse europee, evidenziando il ruolo dell’Italia nell’accesso alle quote di finanziamento. Tuttavia, le parole di Conte rilanciano una ferma critica sulla concretezza dell’azione di governo, in particolare sul piano degli investimenti sociali e sanitari.
Il confronto tra le due figure politiche riflette tensioni più ampie sulla capacità del governo di tradurre le risorse del PNRR in risultati tangibili per il paese, tema centrale nel dibattito politico italiano nel 2025.






