Roma, 7 agosto 2025 – Come ogni estate, tornano al centro del dibattito pubblico le questioni relative alla riforma delle pensioni in Italia. Il sottosegretario al Lavoro della Lega, Claudio Durigon, ha rilanciato la proposta di fissare a 64 anni la soglia di libertà pensionistica, suggerendo un’uscita anticipata generalizzata, mentre la CGIL risponde con dure critiche, evidenziando come, secondo la loro analisi, il governo attuale abbia reso tale traguardo praticamente irraggiungibile per molti lavoratori.
Durigon: “64 anni come età pensionabile”
Nonostante la Lega abbia perso la battaglia politica per il superamento definitivo della legge Fornero, Durigon insiste sulla necessità di congelare l’aumento di tre mesi dell’età pensionabile previsto per gennaio 2027, definendo il meccanismo “perverso” e frutto di una legge ingiusta. Il sottosegretario ha assicurato che, pur essendo in corso le valutazioni tecniche da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, la volontà politica della Lega, sostenuta dal ministro Giorgetti, è quella di trovare le risorse per bloccare l’incremento già nella prossima manovra. “Blocchiamo ora i tre mesi, poi nel 2029 vedremo come intervenire in modo strutturale”, ha dichiarato.
Con un occhio rivolto alla flessibilità in uscita, Durigon ha sottolineato come la sperimentata Quota 103 non abbia avuto il riscontro sperato (con appena 1.153 domande nel 2024). Da qui la proposta di rendere effettivamente accessibile la pensione a 64 anni non solo per i lavoratori con sistema contributivo puro, ma anche per chi è inserito nel sistema misto, estendendo così la possibilità di uscita anticipata a un bacino più ampio.
La risposta della CGIL: “Il governo ha peggiorato la legge Fornero”
La proposta di Durigon è stata immediatamente respinta dalla segretaria confederale della CGIL, Lara Ghiglione, che ha accusato il governo di aver aggravato la situazione pensionistica. “Altro che superare la legge Monti-Fornero, questo esecutivo l’ha peggiorata in ogni aspetto”, ha affermato Ghiglione, ricordando che l’adeguamento automatico dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita risale al 2010, sotto un governo di centrodestra, e non alla legge Fornero.
Sul punto dell’uscita a 64 anni, la CGIL sottolinea come questa soglia sia stata resa praticamente inaccessibile fissando requisiti economici molto elevati, con pensioni minime attorno ai 1.700 euro lordi mensili, un ostacolo insormontabile per molti lavoratori che convivono con salari bassi, carriere discontinue e un marcato divario di genere.
Critiche politiche e attesa per la prossima manovra
Dal Partito Democratico, il capogruppo in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, ha sottolineato la natura temporanea della promessa di Durigon: “L’abolizione dell’aumento dell’età pensionabile slitterà al 2029, cioè dopo le elezioni politiche del 2027. Nel frattempo, si cercheranno solo risorse per sospendere momentaneamente l’incremento, senza una vera riforma strutturale”.
Scotto ha invitato a superare la propaganda elettorale e a votare la proposta di legge del PD che elimina definitivamente lo scatto dei tre mesi legato all’aspettativa di vita, evitando di continuare con deroga dopo deroga.






