Città del Vaticano, 22 dicembre 2025 – In un momento delicato per la Chiesa cattolica, Papa Leone XIV ha rivolto un appello forte e incisivo alla Curia romana nel tradizionale discorso di fine anno, invitando a superare la smisurata ricerca del potere e la logica dell’egemonia interna. L’incontro, avvenuto lunedì mattina, ha visto il pontefice statunitense, eletto nel maggio 2025 e primo papa appartenente all’Ordine di Sant’Agostino, confrontarsi con cardinali e monsignori alla guida degli uffici vaticani, sottolineando la necessità di pace e comunione anche all’interno delle istituzioni ecclesiastiche.
Il messaggio di Papa Leone XIV alla Curia: fraternità e umiltà
Papa Robert Francis Prevost, al secolo Leone XIV, ha messo in luce la responsabilità della Curia romana come centro nevralgico della guida spirituale della Chiesa, chiamata a evitare divisioni e a testimoniare la comunione. Nel suo intervento, il pontefice ha citato Sant’Agostino, suo modello spirituale, per ricordare che “nulla è caro all’uomo senza un amico”, ma ha anche evidenziato con “una punta di amarezza” come la realtà all’interno della Curia sia talvolta segnata dalla smania di primeggiare e dalla difesa di interessi personali.
“È possibile essere amici nella Curia Romana? Avere rapporti di amichevole fraternità?” si è chiesto Leone XIV, invitando a costruire relazioni fondate su gesti concreti, fiducia reciproca e riconoscimento delle competenze altrui. La conversione personale, ha aggiunto, è fondamentale perché nelle relazioni quotidiane possa trasparire “l’amore di Cristo che ci rende fratelli”.
Evitare estremismi e rigidità ideologiche
Papa Leone XIV ha avvertito contro i due estremi opposti da evitare: da un lato l’omologazione che annulla le differenze e dall’altro la esasperazione delle diversità che rischiano di minare la comunione. Questo monito riguarda non solo le relazioni interne agli uffici vaticani, ma anche le questioni che riguardano la fede, la liturgia e la morale. Leone XIV ha sottolineato come rigidità e contrapposizioni ideologiche possano condurre a conflitti interni e indebolire la missione della Chiesa.
Il dono della pace come impegno universale
Nel contesto del Natale, il Papa ha rilanciato il tema della pace, invitando la Curia a essere segno profetico in un mondo segnato da conflitti, aggressività e divisioni. La Chiesa, ha detto, non deve essere un “piccolo giardiniere intento a coltivare il proprio orto”, ma un lievito di fraternità universale, capace di costruire ponti tra popoli, culture e religioni diverse.
La testimonianza di una vita cristiana autentica, ha ricordato Leone XIV, rappresenta il servizio più grande che la Chiesa possa offrire. A chiudere il discorso, una toccante citazione di Dietrich Bonhoeffer, teologo protestante e simbolo della resistenza al nazismo, che ricorda come “Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro. Dio ama ciò che è perduto, ciò che è emarginato, debole e affranto”.
Questa riflessione è particolarmente significativa nel contesto di un pontificato che si sta ancora definendo, con Papa Leone XIV atteso nei prossimi mesi a pubblicare la sua prima enciclica sull’intelligenza artificiale e a ridefinire i ruoli apicali della Curia, nel segno di una nuova stagione di riforme e dialogo con il mondo contemporaneo.





