Situazione umanitaria nella Striscia di Gaza raggiunge livelli insostenibili, con mezzo milione di persone in fame catastrofica. Bonelli attacca Meloni: “È complice del silenzio”
La Striscia di Gaza sta vivendo una crisi umanitaria senza precedenti, con oltre mezzo milione di persone a rischio di fame catastrofica. Questa drammatica situazione è stata denunciata da Angelo Bonelli, parlamentare di Europa Verde, che evidenzia come una persona su cinque viva in condizioni di IPC Fase 5, la fase più grave di insicurezza alimentare. A diciannove mesi dall’inizio del conflitto, la popolazione di Gaza, che supera i due milioni di abitanti, è allo stremo, con l’accesso agli aiuti umanitari bloccato da oltre 70 giorni.
La strategia di annientamento
Bonelli sottolinea che questa crisi non è un semplice effetto collaterale della guerra, ma una strategia deliberata di annientamento. La carenza di beni essenziali per la sopravvivenza ha raggiunto livelli critici, con stime che indicano 470.000 persone in imminente pericolo di morte per fame. I dati parlano chiaro: 71.000 bambini e più di 17.000 madri necessitano urgentemente di cure per la malnutrizione acuta. A inizio 2025, si prevedeva che 60.000 bambini avessero bisogno di assistenza, ma la situazione è rapidamente degenerata.
Il silenzio dell’Unione Europea
Il silenzio dell’Unione Europea e del governo di Giorgia Meloni di fronte a questa tragedia è inaccettabile, secondo Bonelli. Non solo si rifiuta di riconoscere lo Stato di Palestina, ma il governo italiano sembra aver legato la propria sicurezza nazionale agli interessi dell’industria militare israeliana. Questo atteggiamento è aggravato dalla continua espansione del progetto di deportazione da parte di Netanyahu, che mira a cancellare non solo la geografia, ma anche l’identità del popolo palestinese.
La responsabilità morale dell’Europa
Il dramma che si sta consumando a Gaza pone interrogativi inquietanti sulla responsabilità morale dell’Europa e dei suoi leader. Mentre i cittadini assistono impotenti a questa crisi, cresce la pressione affinché venga ascoltata una voce di umanità e giustizia. La questione palestinese non è solo un problema geopolitico, ma un urgente appello alla coscienza collettiva dell’umanità.






