Il ministro dell’Interno sottolinea il suo coinvolgimento nella gestione del caso Open Arms: riflettori puntati sulle scelte istituzionali e sulle politiche migratorie.
Roma, 18 luglio 2025 – Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è intervenuto oggi durante il convegno “Parlate di Mafia” a Roma, commentando l’impugnazione da parte della Procura di Palermo dell’assoluzione di Matteo Salvini nel processo Open Arms.
Piantedosi ha espresso un profondo rammarico per la notizia, sottolineando il rispetto per i passaggi giudiziari e manifestando una partecipazione umana, personale e professionale legata al periodo in cui è stato capo di gabinetto di Salvini. Ha affermato: “Mi dispiace molto per questa notizia, mi ha colpito molto nel rispetto profondo dei passaggi giudiziari. Mi dispiace umanamente e personalmente e anche professionalmente, io ho vissuto quella stagione da capo di gabinetto di Salvini. Me ne sento ancora più partecipe e rivendico l’azione che fu fatta per contrastare l’immigrazione illegale che non è tanto diverso dalle mafie”.
La posizione di Piantedosi sull’impugnazione del processo Open Arms
Durante l’intervento, Piantedosi si è dichiarato moralmente imputabile in maniera analoga a Salvini, sostenendo che se l’ex ministro fosse ritenuto responsabile, lo sarebbe anche lui per il ruolo svolto nella medesima fase politica. “Mi ritengo moralmente imputabile anche io”, ha aggiunto, ribadendo così la sua stretta connessione con le scelte e le politiche adottate all’epoca.
Questa presa di posizione arriva in un contesto politico e giudiziario particolarmente delicato, considerando che il processo Open Arms riguarda le accuse mosse a Salvini in merito al blocco dell’imbarcazione di migranti nel 2019, episodio che ha sollevato un acceso dibattito sull’immigrazione e sulle responsabilità istituzionali.
Il profilo di Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno dal 2022
Matteo Piantedosi, nato a Napoli nel 1963, è in carica come ministro dell’Interno dal 22 ottobre 2022, nel governo guidato da Giorgia Meloni. Laureato in giurisprudenza all’Università di Napoli, ha una lunga esperienza nel settore della pubblica sicurezza e dell’amministrazione interna. Prima di diventare ministro, ha ricoperto incarichi di rilievo come prefetto di Roma (2020-2022) e capo di gabinetto del Ministero dell’Interno dal 2018 al 2020, periodo durante il quale ha collaborato strettamente con Matteo Salvini nella definizione dei cosiddetti “decreti sicurezza”.
Nel suo percorso si è distinto come figura tecnica politicamente vicina alla Lega, con un approccio rigoroso sulle politiche migratorie e di sicurezza interna. Tra le iniziative più controverse del suo mandato ministeriale vi è stato l’approvazione di un decreto legge che limita le attività di soccorso in mare da parte delle ONG, decisione che ha suscitato critiche a livello europeo e internazionale.
La sua carriera è inoltre segnata da recenti sviluppi giudiziari: nel gennaio 2025 è stato iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento e peculato in relazione al caso del rilascio del capo della polizia libica Osama Najeem Almasri, arrestato e poi rilasciato in Italia.
Con queste dichiarazioni, Piantedosi si conferma una figura centrale nel dibattito politico e giudiziario sulle politiche migratorie italiane e sulle responsabilità degli esponenti di governo.





