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Home Politica

Nordio: “Toghe rosse? Oggi solo logiche di potere. Adesso ci sono altri criteri di degenerazione correntizia”

by Redazione
7 Aprile 2025
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio | alanews.it

L’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio nazionale forense a Roma ha visto il ministro della Giustizia Carlo Nordio esprimere una posizione decisa su un tema cruciale: le correnti in magistratura. Secondo Nordio, queste non rappresentano una divisione ideologica tradizionale, ma piuttosto un’espressione di logiche di potere. “Non ho mai creduto quando ero in magistratura alle toghe rosse, nere, bianche o azzurre: si tratta di una semplificazione che prendeva spunto da un parallelismo politico, con una magistratura di destra, sinistra o di centro. Oggi, con il tramonto e la dissoluzione delle ideologie, le problematiche non sono agganciate a una dottrina politica ma obbediscono ad altri criteri che nella degenerazione correntizia sono criteri di potere”, ha affermato il guardasigilli a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio nazionale forense a Roma, evidenziando che tali categorizzazioni sono una semplificazione che non rispecchia la realtà attuale del sistema giudiziario. Con il declino delle ideologie politiche, le questioni legate alla giustizia devono essere interpretate attraverso dinamiche di potere interne, piuttosto che da un orientamento politico.

Un sistema giuridico innovativo

Nordio ha anche introdotto un concetto innovativo e controverso: l’idea di un sistema giuridico in cui avvocati, pubblici ministeri e giudici possano scambiarsi ruoli. “Alcuni Paesi hanno già superato il concetto di carriere separate, ma questo discorso è prematuro attualmente in Italia. La separazione delle carriere sarà superata quanto l’avvocatura entrerà a pieno diritto nell’ambito della giurisdizione: quando l’avvocato potrà diventare giudice e nessuno se ne scandalizza: questa è la vera cultura della giurisdizione. Nel mio mondo ideale di domani dovremmo avere una giurisdizione composta da pubblici ministeri, giudici e avvocati che siano tra loro interscambiabili”, ha sottolineato, evidenziando che in Italia questo cambiamento è ancora prematuro. La vera rivoluzione, secondo il ministro, si avrà quando l’avvocatura sarà pienamente integrata nel sistema giurisdizionale, consentendo agli avvocati di assumere il ruolo di giudici senza suscitare scandalo. Questo approccio rappresenterebbe una cultura della giurisdizione più fluida e coesa.

Le sfide della proposta

L’idea di un sistema giuridico interconnesso e interscambiabile, sebbene ambiziosa, solleva interrogativi significativi sulla formazione e sulla responsabilità dei professionisti del diritto. La proposta di Nordio richiederà non solo un cambiamento normativo, ma anche una profonda evoluzione culturale all’interno della comunità legale italiana. Inoltre, il dibattito sulle correnti in magistratura e sulle logiche di potere mette in luce le sfide sistemiche che la giustizia italiana deve affrontare per garantire indipendenza e imparzialità, elementi fondamentali per il funzionamento di uno Stato di diritto.

In conclusione, le dichiarazioni di Nordio offrono uno spunto di riflessione importante sulla direzione futura della giustizia italiana, invitando a considerare un sistema più integrato e meno influenzato dalle logiche di potere.

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