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Home Politica

Nordio: “Repubblica sottomessa a pm se vince no su giustizia”

Il ministro della Giustizia invita magistratura e politica a rispettare l’autonomia istituzionale, mettendo in guardia dai rischi di strumentalizzazione del referendum

by Marco Viscomi
27 Settembre 2025
Un primo piano di Carlo Nordio

Carlo Nordio | Shutterstock.com - Alanews.it

Catania, 27 settembre 2025 – In occasione del ventesimo congresso dell’Unione delle Camere Penali Italiane (Ucpi) tenutosi oggi a Catania, il ministro della Giustizia Carlo Nordio è intervenuto sul dibattito in corso riguardo al referendum sulla giustizia, previsto probabilmente per la prossima primavera. Le sue dichiarazioni si inseriscono nel contesto delle riforme costituzionali in discussione, in particolare la proposta di legge sulla separazione delle carriere giudicante e requirente, che sta alimentando un acceso confronto politico e istituzionale.

Nordio: una vittoria del “no” significherebbe una Repubblica sottomessa alla magistratura

Il ministro Nordio ha sottolineato che, qualora dovesse prevalere il “no” al referendum, non si tratterebbe di una vittoria del centrosinistra, bensì di un successo delle Procure, con il rischio di riportare l’Italia a una Repubblica sottomessa o condizionata dai magistrati. “Questo sarebbe un vulnus per la stessa parte politica che lo ha sostenuto”, ha affermato Nordio, evidenziando il pericolo di una politicizzazione della magistratura che, entrando nel dibattito con un connotato politico anziché tecnico o giuridico, subirebbe una sconfitta non indolore. Il ministro ha quindi auspicato toni bassi e un confronto civile e tecnico, coerente con l’appello del Presidente della Repubblica, per preservare il significato reale del referendum come momento di riflessione giuridico-istituzionale.

La riforma costituzionale sulla separazione delle carriere: novità e iter parlamentare

Il riferimento è alla proposta di legge costituzionale n. 1917 (Meloni, Nordio), approvata dalla Camera dei Deputati a gennaio 2025 e attualmente all’esame del Senato (ddl n. 1353). La riforma introduce la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, sancendo la costituzionalizzazione di due Consigli Superiori della Magistratura distinti e l’istituzione di una nuova Alta Corte disciplinare per la gestione delle procedure disciplinari.

Il disegno di legge prevede inoltre un complesso sistema di sorteggio per la composizione dei membri togati e laici dei due CSM, nonché la nomina di giudici per meriti insigni provenienti dalla carriera requirente. Questo iter legislativo, tuttora in svolgimento, ha generato un clima di forte tensione in Parlamento, con l’opposizione che ha denunciato una forzatura e una maratona parlamentare che ha limitato la possibilità di emendamenti.

Il ministro Nordio, che ha una lunga esperienza come magistrato e procuratore aggiunto, ha rivendicato la necessità di questa riforma come strumento per rafforzare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, evitando condizionamenti politici. Tuttavia, il dibattito è ancora aperto e il referendum sarà un passaggio cruciale per il futuro del sistema giudiziario italiano.

Nordio: “Referendum non deve essere politicizzato”

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ribadito con fermezza che il referendum sulla riforma della Giustizia non dovrebbe assumere un significato politico. Nordio ha esortato in particolare la magistratura a evitare di politicizzare la campagna referendaria, sottolineando come un coinvolgimento politico diretto possa compromettere l’autonomia della magistratura e il corretto svolgimento del voto.

Il ministro ha spiegato di aver assistito personalmente a una “chiamata alle armi” rivolta dalla magistratura da parte di un esponente autorevole del Partito Democratico, che avrebbe invitato i magistrati ad allearsi con il centrosinistra per far cadere il governo Meloni tramite il voto referendario. Pur non utilizzando termini espliciti, il messaggio politico celato dietro questo invito, secondo Nordio, rischia di compromettere il valore istituzionale del referendum.

Nordio ha avvertito che un eventuale successo del “no”, se sostenuto da un’alleanza tra magistratura e centrosinistra, non rappresenterebbe una vittoria politica di quest’ultimo, bensì un ritorno a una Repubblica sottomessa o condizionata dagli organi giudiziari, con un grave vulnus per la stessa parte politica che potrebbe beneficiarne.

Il ministro e il ruolo della magistratura nella campagna referendaria

Carlo Nordio, ex magistrato e attuale ministro dal 22 ottobre 2022 nel governo guidato da Giorgia Meloni, ha precisato che l’azione politica non deve influenzare la magistratura, la quale deve mantenere la propria autonomia e indipendenza, come previsto dall’articolo 110 della Costituzione italiana. Il Guardasigilli ha inoltre ribadito la propria posizione personale di astensione al voto referendario, sottolineando che non si tratta di disinteresse, ma di una precisa scelta politica per evitare modifiche alle leggi attuali sulla giustizia.

La sua carriera, segnata da inchieste di rilievo come quelle sulle Brigate Rosse venete e sul Mose, lo rende una voce autorevole nel dibattito sulla giustizia in Italia. Il ministro ha più volte manifestato la necessità di mantenere separati i poteri e di evitare che la magistratura venga strumentalizzata a fini politici, una posizione che ha ribadito con chiarezza nel corso del congresso dell’Ucpi.

Impegno concreto per superare la carenza di magistrati

Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha assicurato che entro il 2026 verrà completamente colmato il vuoto organico nella magistratura italiana, un problema che da anni grava sul sistema giudiziario nazionale.

Secondo quanto riferito dal Guardasigilli, la carenza di magistrati è una delle cause principali della lentezza della giustizia, un tema che il suo ministero sta affrontando con misure concrete e mirate. Attualmente sono in corso tre concorsi per un totale di 400 posti, con un quarto concorso imminente, che complessivamente porteranno all’assunzione di circa 1.300 magistrati, tenendo conto anche dei pensionamenti. Nordio ha sottolineato come si stiano adottando strategie per abbreviare i tempi di selezione, oggi considerati “ottocenteschi”, dato che attualmente passano mediamente cinque anni dall’iscrizione al concorso al conferimento della toga.

L’iniziativa punta non solo a colmare le carenze, ma anche ad aumentare la pianta organica dei magistrati, ancora al di sotto della media europea. Particolare attenzione viene riservata anche ai giudici onorari, finora considerati “figli di un Dio minore”, per i quali si prevede una sistemazione più dignitosa.

La sfida costituzionale e il ricordo della strage di Piazza Loggia

Durante il suo intervento, Nordio ha espresso il rammarico per non essere riuscito a inserire la figura dell’avvocato nella Costituzione, obiettivo che spera possa essere raggiunto entro la fine della legislatura successivamente al referendum sulla Giustizia. Il Ministro ha anche voluto sottolineare il significato della sua presenza a Catania, città che definisce “sofferente” a causa di tragici eventi storici, tra cui la strage di Piazza Loggia a Brescia, ricordata come un momento simbolico per il valore della giustizia e della memoria.

Nordio ha inoltre elogiato il lavoro degli uffici giudiziari bresciani, definiti un esempio virtuoso nel rispetto degli indicatori del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), sottolineando come una giustizia rapida sia un elemento fondamentale per garantire equità e progresso civile.

Tags: Carlo NordioMinistero della Giustizia

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