Napoli, 18 novembre 2025 – Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio è intervenuto oggi sulle recenti dichiarazioni che collegano la riforma della giustizia al piano della loggia massonica P2, suscitando un acceso dibattito politico e mediatico. Nel corso di un incontro a Napoli, Nordio ha commentato le parole del procuratore generale di Napoli, Aldo Policastro, che aveva ipotizzato un legame tra la riforma e il progetto della P2.
Le parole di Nordio sulla P2 e la riforma della giustizia
“Io non conosco il piano della P2. Posso dire che se l’interpretazione o meglio l’opinione del signor Licio Gelli era un’opinione giusta, non si vede perché non si dovrebbe seguire perché l’ha detto lui”, ha affermato Nordio, riferendosi all’ex Gran Maestro della P2, Licio Gelli, figura centrale dello scandalo massonico degli anni ’70 e ’80. Il Ministro ha sottolineato come “le verità non dipendono da chi le proclama, ma dall’oggettività che rappresentano”, rigettando implicitamente le accuse di complotto mosse nei confronti della riforma.
Nordio ha inoltre precisato: “Se Gelli ha detto che Gesù è morto in croce – ha proseguito – non per questo dobbiamo dire che è morto di polmonite e anche che l’orologio sbagliato segna due volte al giorno l’ora giusta. Se anche Gelli è inciampato nella verità non per questo la verità non è più la verità”. Queste parole intendono separare il valore oggettivo delle riforme da chi ne parla, evitando di delegittimare il lavoro del governo.

Chi era Licio Gelli e il contesto storico della P2
Licio Gelli (1919-2015) fu il “Maestro venerabile” della loggia massonica segreta Propaganda 2 (P2), al centro di numerosi scandali politici e finanziari in Italia, tra cui la strage di Bologna, il crac del Banco Ambrosiano e il tentato golpe Borghese. La P2 fu scoperta nel 1981 con la pubblicazione di una lista di 962 iscritti che comprendeva politici, magistrati, imprenditori e militari, rivelando un disegno eversivo volto a modificare profondamente il sistema politico italiano.
Il cosiddetto “Piano di rinascita democratica”, elaborato sotto la guida di Gelli, prevedeva tra gli obiettivi una riforma della magistratura e del sistema politico, obiettivi che oggi tornano al centro del dibattito con la proposta di riforma giudiziaria del governo in carica.
Carlo Nordio, ex magistrato e Ministro della Giustizia dal 2022, ha una lunga esperienza nel settore giudiziario, avendo condotto importanti inchieste contro le Brigate Rosse e sulle tangenti, e ha sempre espresso posizioni liberali e riformiste sul sistema giudiziario italiano.
Con il suo intervento, Nordio ha voluto chiarire che le riforme devono essere giudicate per i loro contenuti e non sulla base di associazioni storiche o opinioni, anche se espresse da figure controverse come Gelli.

Nordio e il disagio dell’uscita dal carcere e il ruolo del lavoro
Nel corso di una visita al penitenziario di Secondigliano, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha affrontato un tema spesso sottovalutato: i suicidi in carcere. Contrariamente alla comune percezione, ha spiegato il Guardasigilli, molti suicidi non avvengono all’ingresso in carcere, ma proprio nel momento in cui i detenuti stanno per essere liberati. Questo fenomeno, ha sottolineato Nordio, è legato soprattutto alla paura e all’incertezza di affrontare un mondo esterno a cui non si è abituati, una condizione che può generare ansia e disperazione tali da spingere al gesto estremo.
Il ministro ha evidenziato che la prospettiva di un futuro incerto fuori dalle mura carcerarie spesso crea un senso di solitudine e disperazione, fattori principali che portano al suicidio, più del sovraffollamento che invece tende a favorire l’aggressività. Per questo motivo, Nordio ha rimarcato l’importanza di garantire un’occupazione stabile e una retribuzione già al momento dell’uscita, elementi fondamentali per ridurre la recidiva e offrire un significato di speranza a chi torna in libertà.
Durante la visita a Secondigliano, il ministro ha avuto modo di osservare “cose straordinarie“, quali laboratori artigianali dove i detenuti imparano mestieri come la costruzione di chitarre e liuti, lavorazioni idrauliche e verniciatura. Nordio ha sottolineato che l’apprendimento di un mestiere all’interno del carcere è essenziale, ma altrettanto cruciale è la possibilità di trovare un lavoro all’esterno una volta terminata la pena.
Nessun legame diretto tra sovraffollamento e suicidi
Intervenuto anche al congresso dell’Ucpi, Nordio ha ribadito che non esiste una relazione diretta tra il fenomeno del sovraffollamento carcerario e i suicidi. “Il sovraffollamento può favorire l’aggressività, ma ciò che spinge al suicidio è la solitudine e la disperazione“, ha precisato, suscitando un acceso dibattito tra i presenti. Questo dato è particolarmente importante in un contesto italiano dove la gestione delle carceri e il benessere dei detenuti rappresentano questioni complesse e spesso al centro di critiche.






