Roma, 20 dicembre 2025 – Si accende il dibattito politico e sociale attorno alla riforma della giustizia proposta dal ministro Carlo Nordio, con l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) tra i principali critici. Mentre il governo punta a chiudere la partita con il referendum confermativo previsto per la prossima primavera, emergono tensioni e posizioni contrastanti sul futuro ordinamento giudiziario e sulle garanzie costituzionali.

ANPI: “La riforma Nordio è un attacco ai fondamenti costituzionali”
L’ANPI, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Roma presso l’Istituto Luigi Sturzo, ha annunciato il lancio della campagna per il “No” al referendum sulla giustizia, con la costituzione di un Comitato per il No che si propone di essere il più ampio e trasversale possibile, affiancando quello già attivo dei magistrati. Il primo evento pubblico di questa iniziativa è fissato per sabato 10 gennaio a Roma.
Il presidente nazionale dell’ANPI, Gianfranco Pagliarulo, ha espresso una forte preoccupazione per gli interventi governativi che a suo avviso stanno erodendo gli spazi di partecipazione democratica e gli equilibri costituzionali. In particolare, ha citato una serie di norme già adottate dal governo – dal decreto anti-rav, alla legge Caivano, al decreto Cutro, fino al decreto Sicurezza e all’autonomia differenziata – come tappe di un percorso che rischia di sfociare in un sistema di premierato, con un potere esecutivo accentratore.
Pagliarulo ha definito la legge Nordio non come una vera riforma della giustizia né come un provvedimento che accelererà i tempi dei processi, ma soprattutto come uno strumento per assoggettare progressivamente la magistratura al governo, con conseguenze drammatiche quali la perdita dell’uguaglianza davanti alla legge. Per queste ragioni, l’ANPI ha deciso di partecipare attivamente alla campagna referendaria per il No.
Anche Giovanni Bachelet, presidente del Comitato per il No, ha sottolineato che la riforma mira a indebolire l’autonomia dei magistrati e a porli sotto il controllo dell’esecutivo, configurando così un danno grave alla Costituzione e ai diritti dei cittadini.
Nordio: “Dopo il referendum, la riforma del processo penale”
Dal canto suo, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenuto in videoconferenza alla giornata conclusiva del nono congresso di Nessuno tocchi Caino, ha ribadito che la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere giudicanti e requirenti, di cui è primo firmatario insieme alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rappresenta solo il primo passo. L’obiettivo, ha spiegato, è procedere a una riforma organica del processo penale.
Nordio ha annunciato che, una volta conclusa la fase referendaria, il ministero si dedicherà alla riscrittura del codice di procedura penale, ispirandosi al modello originario elaborato dal giurista e partigiano Giuliano Vassalli. L’intento è valorizzare i principi del garantismo, come la presunzione di innocenza, la certezza della pena – che dovrà essere umana e rispettosa della dignità – e la rieducazione del condannato.
Il ministro ha espresso la speranza che la nuova riforma possa essere approvata entro la fine della legislatura e che l’esito positivo del referendum contribuirà a facilitarne l’attuazione. Nel suo discorso, ha ricordato il lavoro della commissione ministeriale per la riforma del processo penale, che ha coinvolto accademici, magistrati e avvocati, e che ha elaborato soluzioni tecniche volte a riaffermare lo spirito accusatorio e a garantire l’efficienza della giustizia, nel pieno rispetto dei diritti delle parti.






