Roma, 11 dicembre 2025 – Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge Milleproroghe, strumento normativo fondamentale per la proroga di termini legislativi e regolamentari, garantendo così la continuità amministrativa e il rispetto delle scadenze legislative. Parallelamente, il governo italiano ha presentato oggi in commissione Bilancio al Senato una serie di riformulazioni di emendamenti che riflettono gli accordi raggiunti all’interno della maggioranza sulle modifiche alla manovra finanziaria. Le modifiche coinvolgono diversi settori, spaziando dagli affitti brevi fino alle banche, passando per la Tobin tax e i dividendi.
Iter parlamentare e tempistiche
Le proposte di modifica, ora all’esame dei presentatori degli emendamenti, necessitano di una formale accettazione. La commissione Bilancio si riunirà domani alle ore 11 per valutare le modifiche, mentre il termine per la presentazione di eventuali sub-emendamenti è fissato per le ore 18 dello stesso giorno. Le opposizioni hanno indicato che domenica sono previsti incontri bilaterali tra i gruppi parlamentari e un’ulteriore seduta della commissione in serata, anche se le votazioni probabilmente non avranno inizio prima di lunedì.
Contesto economico e finanziario del Milleproroghe
Le riformulazioni della manovra si inseriscono in un quadro economico globale che ancora riflette gli insegnamenti della crisi finanziaria del 2007-2009, causata da fattori come la bolla immobiliare e le cartolarizzazioni di mutui subprime negli Stati Uniti. Questi eventi hanno evidenziato l’importanza di una regolamentazione attenta nel settore bancario e finanziario, tematiche che emergono anche nelle nuove modifiche alla manovra, soprattutto per quanto riguarda il comparto bancario e la tassazione delle transazioni finanziarie.
L’approvazione dei provvedimenti sarà decisiva per definire le linee di intervento economico del governo e per mantenere l’equilibrio tra la necessità di stimolare la crescita e quella di garantire la sostenibilità finanziaria del Paese.
Manovra, nuove condizioni per l’esclusione fiscale sui dividendi
Secondo quanto riportato nella relazione tecnica del governo, la riformulazione dell’articolo 18 introduce una condizione più restrittiva per l’accesso al cosiddetto “regime di esclusione”. Tale regime, concepito come strumento per evitare fenomeni di doppia tassazione, sarà ora applicabile solo ai dividendi derivanti da partecipazioni detenute direttamente o indirettamente tramite società controllate che superino il 5% o abbiano un valore superiore a 500 mila euro.
Questa modifica riduce di fatto la platea di imprese e soggetti che potranno beneficiare dell’esclusione dal trattamento fiscale agevolato, concentrando l’attenzione sulle partecipazioni più rilevanti in termini di quota societaria o di valore economico. L’obiettivo del governo è quindi di evitare abusi fiscali e garantire un maggior gettito erariale.
La relazione tecnica allegata alla manovra stima che il nuovo regime produrrà un gettito aggiuntivo di 22,7 milioni di euro nel 2026, con un progressivo aumento fino a 32,9 milioni di euro a regime dal 2029. Questi fondi contribuiranno a sostenere le finanze pubbliche, in un contesto di consolidamento fiscale e di ricerca di equilibrio tra agevolazioni e necessità di entrate.






