Roma, 5 dicembre 2025 – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha commentato in un’intervista al TgLa7 l’attuale situazione relativa al piano di pace per Gaza promosso dall’ex presidente americano Donald Trump, definendolo un’occasione complessa ma unica da non lasciarsi sfuggire.
Il piano Trump per Gaza: un’opportunità da cogliere
Meloni ha ribadito la posizione italiana sul riconoscimento dello Stato della Palestina, che rimane vincolata al rispetto di due condizioni fondamentali: il disarmo di Hamas e la certezza che l’organizzazione terroristica non abbia alcun ruolo nella governance della Striscia di Gaza. La premier ha sottolineato che “gli sforzi italiani sono rivolti a implementare il piano di Trump, un percorso complesso ma che rappresenta un’opportunità che potrebbe non ripresentarsi“.
In una nota ufficiale rilasciata recentemente, Meloni ha definito “una straordinaria notizia” l’accordo raggiunto in Egitto per la prima fase del piano di pace, che prevede il cessate il fuoco a Gaza, il rilascio degli ostaggi israeliani e il ritiro delle forze israeliane su linee concordate. La presidente del Consiglio ha espresso gratitudine a Trump per la mediazione e ai paesi mediatori – Egitto, Qatar e Turchia – per il ruolo cruciale svolto nel raggiungimento dell’intesa.

Giorgia Melone, l’Italia e il ruolo nella stabilizzazione della regione
Meloni ha evidenziato il lavoro costante e silenzioso dell’Italia, riconosciuto da tutti gli attori in campo, e ha ribadito la disponibilità italiana a contribuire concretamente alla stabilizzazione, ricostruzione e sviluppo di Gaza. “Il lavoro da fare è lungo e richiede il coinvolgimento della comunità internazionale, ma questo è un nuovo inizio“, ha dichiarato.
Riguardo al futuro governo della Striscia, la premier ha ribadito che Hamas non deve avere alcun ruolo e che l’Autorità Nazionale Palestinese necessita di un percorso di riforma, con il coinvolgimento della comunità internazionale e dei Paesi arabi per garantire una gestione transitoria.
Inoltre, Meloni ha sottolineato che l’Italia è pronta a incrementare la presenza dei Carabinieri nella regione, già impegnati nella formazione della polizia palestinese e nella missione Ue a Rafah, e a partecipare a una futura forza di stabilizzazione, previa approvazione parlamentare.
Le parole della premier giungono in un momento delicato in cui si sta consolidando un cessate il fuoco che apre la strada a una possibile pace duratura, mentre restano da sciogliere nodi cruciali per la sicurezza e la governance di Gaza.
Premierato elettivo: una priorità per la stabilità e l’economia italiana
In un’intervista rilasciata al TgLa7, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ribadito con fermezza la sua determinazione nell’approvare la riforma costituzionale del premierato elettivo, definendola una vera e propria riforma economica per il Paese.
Meloni ha sottolineato che l’instabilità dei governi italiani negli ultimi dieci anni ha avuto un costo economico significativo, quantificato in circa 265 miliardi di euro in interessi sul debito pubblico, secondo una stima de Il Sole 24 Ore. Questa cifra corrisponde all’incirca al valore di una legge finanziaria annuale. Al contrario, l’attuale stabilità del governo, evidenziata dallo spread sotto i 70 punti, consente un risparmio di interessi sul debito e favorisce investimenti esteri, con previsioni di circa 80 miliardi di investimenti in tre anni.
Per Meloni, il premierato non è un’idea accantonata, ma una riforma necessaria che trasferisce il potere dai “palazzi” direttamente ai cittadini, garantendo al contempo maggiore stabilità ai governi. “Fosse per me – ha detto – volentieri arriverei al referendum sul premierato entro la fine della legislatura, ma dipende dai tempi tecnici del Parlamento.”
Inoltre, la premier ha definito il premierato elettivo come una norma che offre un sistema più lineare e produttivo, eliminando le incertezze legate a governi fragili e di breve durata, con importanti riflessi positivi sull’economia e sugli investimenti.

Giorgia Meloni, il referendum sulla giustizia e il ruolo della magistratura
Oltre alla riforma sul premierato, Meloni ha affrontato anche il tema del referendum sulla giustizia, definendolo importante non per il governo ma per l’Italia. La proposta referendaria mira a introdurre norme di buon senso che rafforzano la terzietà del giudice, tutelano il merito dei magistrati rispetto alle appartenenze politiche e prevedono un organismo terzo, l’Alta Corte disciplinare, per giudicare eventuali errori dei magistrati.
Queste norme, ha ricordato la premier, sono state in passato sostenute anche da esponenti dell’opposizione, ma oggi vengono strumentalizzate contro il governo con appelli a votare contro la Meloni anziché concentrarsi sul merito delle riforme.
Meloni ha invitato i cittadini a partecipare al voto con consapevolezza, sottolineando che il governo resterà in carica fino alla fine della legislatura, qualunque sia l’esito del referendum, e che la riforma della giustizia può davvero migliorare il sistema.
Un governo rispondente solo ai cittadini e aperto al confronto
Nel corso dell’intervista, la premier ha evidenziato come il suo governo, nato senza dover “ringraziare nessuno se non i cittadini”, abbia il vantaggio di poter prendere decisioni basate sul buonsenso e nell’interesse del Paese.
Sul fronte politico, Meloni ha dichiarato la propria disponibilità a confrontarsi con il leader dell’opposizione, ma ha sottolineato che, al momento, quest’ultimo non è definito in modo chiaro. “Quando mi diranno chi è, sarò pronta a un confronto“, ha affermato, precisando che si tiene fuori dalle dinamiche interne dell’opposizione.
Governo unito sulla difesa dell’interesse nazionale italiano
“I fili ce li hanno i burattini… Non è un dibattito tra filo-russi, filo-americani, filo-europei. Noi siamo tutti filo-italiani“, ha affermato Giorgia Meloni, smarcando il governo da divisioni ideologiche esterne e rimarcando che la vera questione è come difendere al meglio l’interesse nazionale italiano. La premier ha inoltre sottolineato come, nonostante la percezione diffusa tra gli italiani che la guerra in Ucraina sia un conflitto lontano e non direttamente coinvolgente per l’Italia, la realtà sia ben diversa: “purtroppo ci riguarda e rischiamo di pagare un prezzo molto più alto facendo una scelta diversa“.
Questa presa di posizione avviene in un momento delicato, con l’Italia che si trova a dover bilanciare le pressioni internazionali e le diverse sensibilità interne. Meloni ha ribadito che il dibattito è tutto interno e mira a stimolare una riflessione su come tutelare gli interessi italiani in un contesto geopolitico complesso.
Giorgia Meloni, chiarezza nella politica estera: il caso Israele-Palestina
Sempre nell’intervista, la presidente Meloni ha affrontato la questione israelo-palestinese, respingendo le accuse di ambiguità nella posizione italiana. Ha dichiarato che l’Italia non è stata timida con Israele e che la sua posizione è stata espressa in modo chiaro in diverse sedi internazionali, incluso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Meloni ha ricordato la sottoscrizione della dichiarazione di New York sui due Stati e ha affermato che Israele non ha il diritto di impedire la nascita di uno Stato palestinese né di favorire insediamenti che ostacolino tale nascita.
Questi interventi confermano la volontà del governo di mantenere una linea diplomatica chiara e coerente, nel rispetto dei principi del diritto internazionale e della stabilità regionale.
In un contesto internazionale segnato da tensioni e conflitti prolungati, il governo italiano guidato da Giorgia Meloni intende quindi mantenere un approccio pragmatico, guardando agli interessi nazionali e alla necessità di un ruolo attivo e responsabile nelle crisi globali, a partire da quella ucraina.






