Un fuorionda tra la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, e l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha scatenato un acceso dibattito politico e mediatico. Le immagini, riprese durante un vertice alla Casa Bianca, mostrano la premier spiegare al presidente finlandese Stubb la sua riluttanza a confrontarsi con la stampa italiana, suscitando reazioni critiche da parte di diverse forze politiche e sindacati dei giornalisti.
Il contesto del fuorionda con Donald Trump
Nel video diffuso, mentre Trump invita i leader europei a rispondere a qualche domanda della stampa, Meloni afferma con tono riservato: “Io invece non voglio mai parlare con la stampa italiana“ e, alla proposta di Trump di accogliere le domande, aggiunge: “penso sia meglio di no, siamo troppi e andremmo troppo lunghi“. Queste parole, seppur appena udibili, sono state ampiamente commentate da esponenti dell’opposizione e da rappresentanti della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi), che denunciano una posizione “refrattaria” di Meloni nei confronti della libertà di informazione e del ruolo cruciale del giornalismo in una democrazia.
Le reazioni politiche e sindacali
Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del Partito Democratico, ha sottolineato come il “fastidio di Giorgia Meloni verso i giornalisti” rappresenti un segnale di una concezione autoritaria e debole della democrazia. Anche il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha criticato la premier per un atteggiamento che considera di voler evitare il confronto con la stampa e i cittadini. Barbara Floridia, presidente della Vigilanza Rai e membro del Movimento 5 Stelle, ha parlato di una comunicazione “propagandistica a senso unico”, mentre Riccardo Magi di +Europa ha assegnato a Meloni “l’Oscar come peggiore protagonista” per aver confermato il suo “totale disprezzo per la stampa”. La segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, ha ricordato come la presidente del Consiglio abbia progressivamente sostituito conferenze stampa con lunghi monologhi senza contraddittorio, criticando questo modello come un vulnus per la libertà di informazione.






