Roma, 7 ottobre 2025 – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenuta nel programma televisivo Cinque minuti su Rai1, ha espresso un giudizio critico nei confronti dello sciopero generale indetto dalla CGIL, definendolo “pretestuoso” e sottolineando che il sindacato sarebbe più interessato a difendere la sinistra che i lavoratori.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato di essere stata denunciata insieme ai ministri Antonio Tajani, Guido Crosetto e all’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, alla Corte Penale Internazionale con l’accusa di concorso in genocidio. Si tratta di una circostanza che, secondo Meloni, non ha precedenti nella storia.
Meloni critica lo sciopero della CGIL: “Pretestuoso e ideologico”
La premier Giorgia Meloni ha ricordato che negli ultimi dieci anni di governo di centrosinistra, la CGIL ha indetto sei scioperi generali, mentre sotto il suo esecutivo sono stati quattro in tre anni. “Lo sciopero è stato proclamato mentre aumentano occupazione e salari e diminuisce la precarietà“, ha osservato Meloni, evidenziando che questa mobilitazione si è concentrata su temi di politica estera, un fatto “unico nella storia del sindacato italiano“. La presidente del Consiglio ha ribadito che la confederazione sembra più impegnata nella difesa della sinistra politica che dei diritti dei lavoratori.
Tensioni sulle manifestazioni e la presenza di gruppi estremisti
Nel medesimo intervento, Meloni ha affrontato anche il tema delle manifestazioni pubbliche, esprimendo rispetto per chi scende in piazza per cause sentite, ma condannando con fermezza le violenze che si sono verificate. Ha evidenziato che le violenze erano “organizzate e preordinate” e ha denunciato la presenza, in testa a un corteo, di uno striscione inneggiante al terrorismo di Hamas, riferendosi agli attentati del 7 ottobre. Per questo motivo, ha definito riduttiva la tesi degli “infiltrati” e ha sottolineato la necessità di vigilanza sulle manifestazioni.
Denuncia alla Corte Penale Internazionale per concorso in genocidio
Giorgia Meloni ha reso noto che la denuncia per concorso in genocidio rappresenta un fatto eccezionale. Ha sottolineato di non conoscere alcun altro caso simile a livello mondiale. Questa accusa arriva in un contesto di forte tensione politica e sociale, che la stessa premier ha definito in via di imbarbarimento.
Il termine genocidio, secondo la definizione adottata dall’ONU e recepita dalla Corte Penale Internazionale, indica atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. La Convenzione del 1948, ratificata anche dall’Italia, stabilisce che tali crimini includono l’uccisione di membri di un gruppo, lesioni gravi all’integrità fisica o mentale, la sottoposizione del gruppo a condizioni di vita tali da provocarne la distruzione e altre misure gravi come il trasferimento forzato di minori.
Clima politico e minacce personali
Nel corso dell’intervista, Meloni ha denunciato un clima politico e sociale che si sta aggravando, con un aumento delle minacce di morte rivolte a lei personalmente. Ha dichiarato di non riuscire più a segnalarle tutte e ha indicato che parte della responsabilità è attribuibile anche a chi alimenta accuse molto gravi contro di lei e il suo governo, come quella di essere “complici di genocidio”.
La premier ha ricordato che l’Italia ha già attraversato momenti difficili in passato e ha espresso preoccupazione per la normalizzazione di comportamenti che invece sarebbe necessario condannare e contrastare.
Meloni: “Conte non si è accorto prima del blocco navale?”
La premier ha lanciato anche un duro affondo nei confronti di Giuseppe Conte riguardo al tema del blocco navale in vigore nella regione di Gaza dal 2009. La presidente del Consiglio ha messo in discussione la posizione di Conte e delle forze di opposizione che definiscono illegittimo il blocco, sottolineando una mancata presa di posizione da parte dell’ex premier in passato.
Meloni ha domandato retoricamente se Conte non fosse a conoscenza del blocco navale già in vigore da oltre un decennio, chiedendo perché non si fosse sollevata alcuna questione in quel periodo. “Perché non ha posto il problema? Perché non hanno posto il problema?” ha affermato la premier, suggerendo che l’attuale critica rischia di essere strumentale e possa ostacolare le possibilità di pace nella regione. Il blocco navale, ha ricordato Meloni, esiste dal 2009 e dunque non è una novità legata all’attuale crisi.
L’Italia impegnata nel fragile percorso di pace
Nello stesso intervento, Meloni ha sottolineato la fragilità del percorso di pace in Gaza e l’impegno dell’Italia nel sostenerlo. “Il percorso è molto fragile, bisogna lavorarci tutti insieme con forza. L’Italia c’è“, ha dichiarato, evidenziando come il governo italiano sia attivo e riconosciuto da tutti gli attori regionali. La premier ha inoltre espresso disappunto per la mancata unanimità in Parlamento sul sostegno al piano di pace, ricordando che alcune forze di opposizione si sono astenute, un atteggiamento definito “abbastanza bizzarro” poiché, paradossalmente, anche Hamas sostiene il piano.
Meloni ha infine commentato positivamente la proposta di pace presentata da Donald Trump, definendola articolata e includente elementi chiave come il rilascio degli ostaggi, il ritiro graduale di Israele dalla Striscia di Gaza, il divieto di nuovi insediamenti in Cisgiordania, il disarmo di Hamas e il riconoscimento del diritto palestinese a uno Stato proprio. “È un piano su cui c’è stata una convergenza quasi totale, anche da Hamas seppur con qualche distinguo“, ha concluso.






