Rimini, 27 agosto 2025 – Durante il Meeting di Rimini, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto un discorso fortemente improntato sul pragmatismo e sull’azione concreta del suo governo, presentandosi come interprete di un’agenda politica radicata nel “campo del reale”. Tuttavia, un’analisi dettagliata condotta da un modello di intelligenza artificiale (DeepResearch di Gemini, quindi di Google, nda) e basata su fonti documentali verificate rivela come solo il 45% delle sue dichiarazioni corrisponda effettivamente alla realtà dei fatti. Questo dato emerge da un esame critico che mette in luce sia punti di forza sia notevoli discrepanze nelle affermazioni della premier.
Politica estera e percezione internazionale: tra realtà e narrazione
Nel suo intervento, Meloni ha sottolineato come la stampa internazionale, inizialmente scettica o addirittura critica nei confronti del suo governo, avrebbe maturato un giudizio più favorevole, definendo l’Italia un’“anomalia positiva” nel panorama europeo. Sebbene sia vero che, con il passare del tempo, alcune testate abbiano riconosciuto la capacità diplomatica della premier e il suo ruolo di “ponte strategico” tra Washington e Bruxelles, questa rappresentazione rimane parziale. Il contesto iniziale di forte preoccupazione, documentato da quotidiani come El Pais ed El Mundo, non è stato completamente superato, e permangono analisi critiche che evidenziano una percezione complessa e non uniformemente positiva.
Un altro punto chiave riguarda la proposta italiana sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, che Meloni ha definito come “la principale sul tavolo”. Si tratta di un’iniziativa concreta, che prevede un meccanismo di sicurezza collettiva ispirato all’articolo 5 della NATO e che ha raccolto consensi importanti, tra cui quello del Consiglio dell’UE e dell’ex presidente USA Donald Trump. Tuttavia, tale proposta è solo una delle molte in discussione e non può essere considerata la soluzione preminente a livello internazionale, come invece suggerito. In realtà, essa rappresenta un contributo significativo ma non esclusivo nel complesso dibattito sulla sicurezza ucraina.
La posizione umanitaria italiana su Gaza: dati e realtà
La premier ha ribadito il sostegno di Roma al diritto di Israele all’autodifesa, pur denunciando come la risposta militare “sia andata oltre il principio di proporzionalità”. Questa posizione riflette fedelmente l’evoluzione della diplomazia italiana, che ha visto un progressivo distacco dalle posizioni iniziali di sostegno incondizionato a Tel Aviv, in linea con l’ondata di condanne internazionali verso le operazioni israeliane a Gaza.
Tuttavia, una delle affermazioni più controverse riguarda il presunto primato italiano nelle evacuazioni sanitarie da Gaza. A Rimini, Giorgia Meloni ha dichiarato che l’Italia sarebbe “il primo Paese non musulmano” per numero di evacuazioni effettuate: l’affermazione può essere considerata verosimile, anche se a mobilitarsi per l’accoglienza del martoriato popolo palestinese, in particolar modo i minori, vi è l’Unione Europea nel suo insieme, e, a prescindere, i numeri presentati dai report delle organizzazioni umanitari certificano volumi di molto inferiori a paesi come Egitto, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, loro, sì, musulmani. Questo evidenzia come il primato rivendicato sia una significativa esagerazione, che non tiene conto dell’azione collettiva e multilaterale in corso.
Politica interna: giudici, immigrazione e riforme
Il rapporto tra governo e magistratura è stato un tema centrale nel discorso di Giorgia Meloni a Rimini, che ha denunciato una “minoranza di giudici politicizzati” impegnata in “invasioni di campo” per sostituirsi al Parlamento e ostacolare l’esercizio della volontà popolare. Sebbene esista un conflitto reale tra esecutivo e alcune componenti della magistratura, questa rappresentazione distorce il ruolo costituzionale del potere giudiziario, il cui compito è proprio quello di effettuare un controllo giurisdizionale sugli atti amministrativi per garantirne la legittimità. Sentenze che hanno bloccato decreti governativi, ad esempio sulle politiche migratorie, non sono un tentativo di usurpazione ma l’esercizio di funzioni previste dalla Costituzione.
Inoltre, l’affermazione secondo cui “non c’è giudice, politico o burocrate che possa impedirci di fare rispettare la legge dello Stato italiano” in materia di immigrazione si scontra con la realtà, che mostra come in numerosi casi i giudici abbiano sospeso o annullato provvedimenti governativi ritenuti illegittimi. Questo evidenzia una disconnessione tra la retorica sovranista e il funzionamento dei meccanismi di bilanciamento istituzionale.
Infine, sulle riforme fiscali e della giustizia, la dichiarazione di avvio della riforma IRPEF trova riscontro nei fatti, con il nuovo assetto strutturale delle aliquote e l’ampliamento della no tax area già approvati per il 2025. Per la giustizia, mentre alcune modifiche al processo civile sono state completate e hanno prodotto una riduzione dell’arretrato, la riforma complessiva dell’ordinamento giudiziario è ancora in corso e gli obiettivi più ambiziosi appaiono difficilmente raggiungibili. La rivendicazione sulla “mancanza di effettiva parità scolastica” in Italia, infine, rappresenta un’esagerazione: la normativa sulla parità esiste dal 2000, e il dibattito riguarda soprattutto il livello dei finanziamenti pubblici alle scuole paritarie, non l’assenza di riconoscimento legale.
Valutazione quantitativa della corrispondenza fattuale
Attraverso una metodologia di analisi qualitativa ponderata, le affermazioni principali del discorso di Giorgia Meloni al meeting di Rimini sono state classificate in base al grado di corrispondenza ai fatti: alto, parziale o basso. Questo ha portato a un punteggio complessivo di corrispondenza alla realtà pari al 45%. Il dato evidenzia come, pur esistendo elementi di verità e politiche concrete, la narrazione governativa contenga numerose semplificazioni e sovrastime, soprattutto nelle dichiarazioni più centrali e assertive.
La dicotomia tra la narrazione politica del “realismo” e la verifica oggettiva dei dati emerge come il nodo cruciale dell’intervento di Meloni, che costruisce una versione semplificata e a tratti trionfalistica dell’azione di governo, sacrificando spesso la complessità e la precisione fattuale.






