Roma, 13 novembre 2025 – In un contesto di crescenti tensioni e dibattiti sulla gestione migratoria, si è svolto l’incontro tra la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama, occasione in cui sono stati riaffermati i termini del Protocollo Italia-Albania sui migranti. L’accordo, nonostante le numerose critiche e difficoltà operative, continua a essere considerato da Meloni un modello con potenzialità rivoluzionarie nella gestione dei flussi migratori tra i due Paesi.
Meloni-Rama: il protocollo Italia-Albania e i Cpr
Durante la conferenza stampa congiunta tenutasi a Roma, la premier Meloni ha sottolineato come “non tutti abbiano compreso la validità del modello” contenuto nel Protocollo, evidenziando che “molti hanno lavorato per frenarlo o bloccarlo“. La presidente del Consiglio ha dichiarato la determinazione del governo italiano nel portare avanti questa collaborazione, definendola un meccanismo in grado di modificare il paradigma migratorio europeo. Meloni ha inoltre ricordato la profonda storicità del legame tra Italia e Albania, esemplificata dalla circostanza in cui quasi venti ministri di entrambi i Paesi hanno conversato interamente in italiano durante il vertice intergovernativo, senza bisogno di traduzioni.
Sul tema cruciale dei centri per migranti in Albania, Meloni ha chiarito che “quando entrerà in vigore il nuovo Patto Ue su migrazione e asilo, i centri in Albania funzioneranno come dovevano dall’inizio“. Ha inoltre riconosciuto il ritardo accumulato, attribuendo la responsabilità di due anni persi al mancato avanzamento delle procedure, ma ha escluso da ogni colpa il suo governo, invitando tutti a prendersi le proprie responsabilità.
Le critiche dell’opposizione e le accuse di fallimento
Le parole di Meloni hanno scatenato dure reazioni da parte dell’opposizione italiana. La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha attaccato la premier accusandola di aver fallito nella gestione del progetto dei centri migranti, definiti “inumani, illegali e vuoti“, e di aver sprecato circa 800 milioni di euro di fondi pubblici destinati a strutture rimaste chiuse. Schlein ha sottolineato come la sentenza della Corte europea avesse già reso evidente l’incompatibilità di tali centri con il diritto comunitario, criticando Meloni per non aver voluto assumersi la responsabilità politica del fallimento.
Analoghe critiche sono giunte dal deputato Pd Matteo Orfini, che ha definito la gestione governativa un “gioco dell’oca” che riparte da zero, evidenziando lo spreco economico e la mancanza di risultati concreti. Orfini ha inoltre rivelato come la Corte dei Conti abbia aperto un’indagine proprio sui costi e le inefficienze dei centri in Albania.
Anche l’ex presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, attualmente impegnato nella campagna elettorale pugliese, ha condannato la gestione Meloni, sottolineando che “per la prima volta ammette di aver perso due anni” e affermando che “oltre un miliardo di euro è stato sprecato“. Conte ha ribadito l’urgenza di una vera redistribuzione europea dei migranti e ha criticato la carenza di organico nelle forze dell’ordine italiane, aggravata dall’impiego di personale nei centri albanesi.






