L’Europa che tifa il reddito di cittadinanza: “M5S abbia il coraggio di realizzarlo”

POLITICA (Göteborg). Movimento Cinquestelle e reddito di cittadinanza. Uno slogan, ormai, un connubio letterale che tra poche ore potrebbe concretizzarsi. E mentre fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini si discute di dettagli e nomi, i detrattori, chi dell’uno chi dell’altro, denunciano fermamente l’incompatibilità fra il primo punto del programma grillino per fronteggiare la povertà e la flat tax di impronta leghista.
L’euroscetticismo, condiviso dalle due sponde dell’inedito patto gialloverde, è il comune denominatore dell’Esecutivo che sta prendendo forma, ma come guarda l’Europa al reddito di cittadinanza e quali sono le esperienze che nel “vecchio continente” sono state vissute, tali da indurre a covare una speranza reale rispetto a questa rivoluzionaria misura economica?
Nel marzo scorso, proprio quando in Italia si viveva il primo avvicinamento fra Movimento Cinquestelle e Lega, ci siamo recati a Göteborg, in Svezia, dove l’UBIE, Unconditional Basic Income Europe, si è ritrovata per discutere proprio di “basic income”, il reddito di cittadinanza.
Non è, quindi, una misura prettamente italiana: il desiderio di avere un reddito di cittadinanza si respira in tutta Europa, persino a Bruxelles, dove l’Unione Europea non riesce ad avere un monopolio di credibilità dopo anni, evidentemente troppi per alcuni, di misure restrittive. “Quando ho sentito parlare per la prima volta di reddito di cittadinanza ho pensato fosse un’idea semplice e geniale, da applicare in tutto il mondo per migliorare la vita di tutti e allora mi sono chiesta: perché non l’applichiamo?”. Ci accoglie così Lena Stark, la fondatrice del Basic Income Party, un’iniziativa animata non solo da concetti di stampo economico: “Il reddito di cittadinanza potrebbe portare altri valori all’interno della propria vita, non solo economici, ma anche quelli del rispetto e della fiducia. Una società che si fida, fatta di persone buone che fanno cose buone”.
A Göteborg lo “special guest” è stato, però, Guy Standing, docente alla SOAS di Londra e fra i massimi teorici del reddito di base: “Una nuova classe politica sta emergendo, Podemos in Spagna, il Movimento Cinquestelle in Italia. Una serie di movimenti differenti, non per forza tutti corretti, che stanno rompendo gli schemi passati, creando uno sviluppo positivo attraverso nuove discussioni. Spero che i governi possano essere sufficientemente intelligenti da capire che devono affrontare l’insicurezza economica. Questa è la crisi numero uno di oggi, insieme alla crisi ambientale”.
Ma il Movimento Cinquestelle com’è visto in Europa? E’ sempre Standing a rispondere: “Credo il Movimento 5 Stelle sia un “work in progress”. Mi auguro che abbiano il coraggio di rimanere ancorati alla loro idea di reddito di cittadinanza, senza cercare di diventare rispettabili e responsabili cancellandolo dal loro programma perché pensano sia una misura troppo radicale. Hanno un impegno con i loro elettori”. Già, gli elettori. Tra questi molti si interrogano sull’alleanza con Salvini, uno sparring partner non calcolato alla vigilia del 4 marzo: “Cosa succederebbe se dovessi governare all’interno di una coalizione? Cosa succederebbe ai tuoi ideali? Questa è la forza, ma anche la debolezza del reddito di cittadinanza. Può essere utilizzato in maniera differente a seconda di chi lo propone” l’interrogativo misto a provocazione posto da Lena Stark.
E, tra interrogativi e provocazioni, c’è anche chi, come il portoghese Jorge Pinto, esponente di Livre, prova a metterci addirittura il carico: “L’allarme è sociale ma anche ecologico – dice – Il reddito di cittadinanza può essere una misura strutturale che può migliorare le condizioni anche dal punto di vista ambientale”.
L’impressione, dopo la tregiorni svedese, è che molti, in giro per l’Europa, confidino nel Movimento Cinquestelle per poter sbandierare finalmente una best practice con cui presentarsi ai tavoli dei decisori di Bruxelles. (Niccolò Lupone/alaNEWS)

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