“Se c’è un momento in cui bisogna investire sulla Difesa è questo. Lo dico essendo in conflitto di interessi, perché non sta finendo una guerra, ne sta iniziando una nuova”. Con queste parole, nette e senza giri di parole, il Ceo di Leonardo, Roberto Cingolani, ha presentato il Michelangelo Dome, il nuovo sistema integrato di protezione aerea che prende ispirazione dalla celebre cupola michelangiolesca del Vaticano. Un simbolo non casuale: solido, armonico, progettato per resistere a qualsiasi stress strutturale. Un’immagine che Cingolani usa per descrivere la nuova architettura difensiva, basata su un uso intensivo dell’intelligenza artificiale.
Un sistema modulare contro le minacce del futuro
Il Michelangelo Dome, evocativo nel nome e nell’ambizione dell’Iron Dome israeliano, sarà un’infrastruttura “aperta” e modulare, da sviluppare insieme alle Forze Armate italiane.
Il sistema integra sensori da terra, mare, cielo e spazio, reti di comando e controllo e strumenti avanzati di cyber-difesa. L’obiettivo è semplice nella teoria ma complesso nella pratica: intercettare e neutralizzare in tempo reale minacce sempre più rapide, comprese quelle ipersoniche capaci di superare i 5 chilometri al secondo.

La presentazione arriva in un momento particolarmente sensibile per il comparto Difesa, dopo i ripetuti moniti del ministro Guido Crosetto sulla necessità di prepararsi alle nuove forme di conflitto ibrido.
Crosetto rilancia il dibattito sulla leva volontaria
In parallelo al lancio del nuovo sistema, Crosetto ha rimesso al centro il tema della riforma della leva militare, che resterebbe su base volontaria, seguendo l’esempio del servizio proposto in Francia da Emmanuel Macron.
Si tratta, secondo il ministro, di una riflessione necessaria in un contesto internazionale sempre più imprevedibile.
Difesa europea e IA etica: la strategia di Leonardo con il Michelangelo Dome
Cingolani sottolinea che il Dome sarà parte di un più ampio ecosistema europeo di difesa condivisa, in grado di analizzare scenari complessi e di proporre automaticamente le contromisure più efficaci in pochi istanti.
L’entrata in servizio è prevista entro la fine del 2027, mentre gli approfondimenti industriali saranno contenuti nel prossimo aggiornamento del piano strategico di Leonardo.
L’obiettiovo del Michelangelo Dome: “18mila attacchi ibridi all’anno: la pace va difesa”
Nel suo intervento, il Ceo non ha nascosto la gravità del momento: “Parliamo di 18mila casi di attacco ibrido all’anno, e non abbiamo nemmeno il tempo di neutralizzarli. La pace va difesa e questo ha un costo”.
Cingolani avverte: gli avversari “non si pongono limiti etici”, mentre l’Europa intende farlo. “Se vogliamo rispettare gli standard occidentali, dobbiamo costruire queste tecnologie, o ci stermineranno”.
Il Dome nasce proprio per rispondere alle minacce più temute del momento: missili che volano a 5-6 km al secondo, difficili da tracciare e da prevedere, e per i quali oggi non esistono difese aeree completamente autosufficienti.
Ambizioni globali per un settore in piena espansione
Non è ancora chiaro quali Paesi potrebbero entrare nel progetto, ma un punto è certo: con il Michelangelo Dome, Leonardo punta a rafforzare il suo ruolo sulla scena internazionale, in un settore della difesa in costante crescita e sempre più cruciale per gli equilibri geopolitici del prossimo decennio.






