La Corte di Appello di Roma ha sollevato una questione di legittimità costituzionale riguardo alle norme italiane che regolano la procedura di arresto di soggetti destinatari di mandati di cattura emessi dalla Corte penale internazionale (CPI), nel contesto del caso di Osama Almasri, generale libico accusato di crimini di guerra e contro l’umanità. La situazione ha portato a una sospensione del giudizio in attesa che la Corte costituzionale si pronunci, generando uno stallo procedurale di rilievo internazionale.
Il nodo procedurale: ruolo del Ministro della Giustizia e della Procura Generale
La questione centrale sollevata dalla Corte riguarda l’interpretazione delle norme contenute nella Legge 237/2012, che ha recepito lo Statuto di Roma istitutivo della CPI. In particolare, la Corte ha evidenziato che la normativa attuale non prevede che il Procuratore generale debba formulare richieste ufficiali di arresto e che la Corte di Appello possa deliberare su queste, se non dopo la trasmissione formale da parte del Ministro della Giustizia.
Nel caso specifico di Almasri, tratto in arresto in Italia il 19 gennaio 2025 su mandato della CPI, la Corte ha rilevato che la mancata trasmissione della richiesta da parte del Ministero ha impedito alla Procura generale di agire formalmente, rendendo così “irrituale” l’arresto. Di conseguenza, il 21 gennaio 2025 la Corte di Appello ne ha disposto la scarcerazione e il successivo rimpatrio in Libia.
La Corte ha inoltre sottolineato che questa situazione di stallo non solo potrebbe violare lo Statuto di Roma, ma anche il principio costituzionale della soggezione del giudice alla sola legge, poiché l’attribuzione di una discrezionalità politica al Ministro della Giustizia rischia di limitare l’attività giurisdizionale necessaria per l’adempimento degli obblighi internazionali.
Implicazioni internazionali e attualità del caso Almasri
Il caso di Osama Almasri, noto per il suo ruolo nelle forze libiche durante la guerra civile e accusato di gravi violazioni dei diritti umani nella prigione militare di Mitiga, rappresenta un banco di prova per la cooperazione internazionale in materia di giustizia penale. La CPI ha infatti espresso preoccupazione per il mancato rispetto da parte dell’Italia degli obblighi di cooperazione, arrivando a deferire la questione all’Assemblea degli Stati Parte e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
L’ordinanza della Corte di Appello di Roma, datata 30 ottobre 2025 e firmata dal presidente Flavio Monteleone, è al centro di un acceso dibattito giuridico e politico, evidenziando le difficoltà nell’applicazione delle norme italiane in materia di cooperazione con la Corte penale internazionale e sottolineando la necessità di chiarimenti legislativi per evitare futuri casi analoghi.
La vicenda dell’arresto di Almasri è seguita con attenzione anche a livello europeo e internazionale, in quanto rappresenta un precedente significativo rispetto all’efficacia delle misure adottate contro i crimini internazionali e la responsabilità degli Stati nel garantire la giustizia globale.


