Roma, 30 dicembre 2025 – La legge di bilancio 2026, quarta approvata dal governo guidato da Giorgia Meloni, ha ottenuto il via libera definitivo dalla Camera con 216 voti favorevoli, 126 contrari e 3 astenuti. Dopo un iter iniziato a ottobre, caratterizzato da tensioni interne alla maggioranza e numerosi emendamenti, la manovra è diventata legge, confermando le priorità del governo in materia fiscale, sociale e sanitaria.
Via libera definitivo alla manovra: numeri e reazioni
Il testo della manovra è stato approvato con il sostegno della maggioranza, sostenuta in Aula dai ministri chiave come Giancarlo Giorgetti, Antonio Tajani e Luca Ciriani. Quest’ultimo ha ringraziato il Parlamento per il lavoro svolto, sottolineando che la legge di bilancio «è una manovra seria e concreta, attenta alle famiglie e alle imprese, che riduce ulteriormente le tasse e porta il fondo sanitario nazionale a un livello mai raggiunto». Ciriani ha inoltre evidenziato che i numeri positivi dello spread, le valutazioni delle agenzie di rating e il record occupazionale certificano la bontà del percorso intrapreso.
Dal canto suo, la Lega ha elogiato l’operato del ministro Giorgetti, definendo i risultati raggiunti «straordinari», con un occhio particolare all’uscita anticipata dalla procedura di infrazione europea e al recupero fiscale che ha fruttato 26 miliardi di euro. Anche Forza Italia, rappresentata in Aula da Paolo Barelli, ha espresso voto favorevole, sottolineando il connubio tra risanamento dei conti pubblici e riforme strategiche.
Le critiche dell’opposizione e le posizioni di Elly Schlein
Le posizioni critiche più forti sono arrivate dal Partito Democratico, con la segretaria Elly Schlein che ha definito la manovra «una legge di promesse tradite» e «una manovra che aiuta i più ricchi», denunciando il mancato intervento sul costo delle bollette, sulle tutele per imprese, lavoratori e famiglie e la riduzione dell’assegno di inclusione per i più poveri. Schlein ha inoltre stigmatizzato l’innalzamento dell’età pensionabile e l’aumento delle accise, sostenendo che «dopo tre anni di governo non è possibile che la responsabilità sia sempre attribuita agli esecutivi precedenti». La leader dem ha annunciato che il PD lavorerà per costruire un’alternativa alle prossime elezioni.
Anche altre forze di opposizione come il Movimento 5 Stelle e Azione hanno manifestato il proprio dissenso. Daniela Torto (M5S) ha definito la legge «una prepotenza politica», rilevando l’assenza di strategie alternative oltre al Superbonus, mentre Elena Bonetti (Azione) ha evidenziato la totale assenza di politiche dedicate ai giovani, punti deboli del provvedimento.
Le parole di Giorgia Meloni e e Giancarlo Giorgetti
La premier Giorgia Meloni ha commentato sui social network il risultato, definendo la manovra come “seria e responsabile” e sottolineando l’attenzione rivolta a settori strategici come famiglie, lavoro, imprese e sanità.
Secondo Meloni, la manovra prosegue il percorso di riduzione dell’IRPEF per il ceto medio e rafforza il sostegno alla natalità e all’occupazione. La premier ha evidenziato come siano state rese strutturali alcune misure già avviate e rafforzate altre con un impatto concreto sulla vita quotidiana degli italiani, mantenendo gli impegni assunti e mirando a costruire un’Italia più solida e competitiva.
Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha messo in luce un aspetto centrale della manovra spesso trascurato nei dibattiti parlamentari: la detassazione degli aumenti contrattuali. “Abbiamo chiuso tutti i contratti pubblici fermi da anni e detassato gli incrementi salariali, ottenendo aumenti reali per i lavoratori dipendenti, una richiesta condivisa sia dai sindacati che dai datori di lavoro”, ha spiegato. Giorgetti ha sottolineato l’importanza dei nuovi limiti fiscali, con una tassazione al 5% per gli aumenti contrattuali e all’1% per i salari di produttività, definendo questa misura un segnale fondamentale per il mercato del lavoro.






