Domani la Commissione Affari Giuridici (Juri) del Parlamento Europeo si riunirà a porte chiuse per votare sulla richiesta di revoca dell’immunità parlamentare di Ilaria Salis, eurodeputata eletta con Alleanza Verdi e Sinistra (Avs). La decisione riguarda accuse mosse dall’Ungheria, che imputano a Salis un’aggressione nei confronti di militanti neonazisti durante una manifestazione commemorativa controversa. L’esito del voto è incerto e potrebbe avere ripercussioni significative sul futuro politico e personale della deputata.
Il caso Ilaria Salis: dalla detenzione all’immunità parlamentare
Ilaria Salis, insegnante milanese e attivista antifascista, è stata arrestata nel febbraio 2023 a Budapest con l’accusa di lesioni gravi ai danni di tre militanti neonazisti ungheresi durante il cosiddetto “Giorno dell’Onore”, evento che celebra i soldati tedeschi e ungheresi caduti nel tentativo fallito di rompere l’assedio sovietico alla città nel 1945. Dopo oltre un anno trascorso in condizioni carcerarie definite “disumane” da più osservatori internazionali, la sua liberazione è avvenuta solo grazie all’elezione al Parlamento europeo nelle liste Avs nel giugno 2024, ottenendo così l’immunità parlamentare.
La vicenda ha suscitato ampio dibattito politico: mentre i sostenitori denunciano una persecuzione politica orchestrata dal governo Orban contro una voce critica del regime autoritario magiaro, gli oppositori sostengono che la deputata abbia sfruttato il proprio status per sottrarsi al processo. Recentemente il voto sulla revoca dell’immunità è stato rinviato ma resta imminente.
Il ruolo decisivo della Commissione giuridica europea
Il relatore incaricato sul caso è Adrián Vázquez Lázara, europarlamentare spagnolo ed ex membro Renew Europe ora presidente della Commissione Juri. Secondo fonti non ufficiali sarebbe poco propenso a salvaguardare l’immunità della Salis poiché temerebbe che ciò possa creare precedenti favorevoli agli indipendentisti catalani in Spagna.
Il voto in commissione sarà seguito da quello plenario previsto per il 7 ottobre; basterà una maggioranza semplice per decidere se confermare o meno la revoca. Fonti interne indicano come probabile il sostegno alla revoca da parte dei gruppi ECR (conservatori europei), Lega italiana e altri partiti euroscettici o nazionalisti; invece rimane incerta la posizione del Partito Popolare Europeo (PPE), cui spetterà giocoforza un ruolo chiave nell’esito finale.
Le reazioni politiche italiane ed europee
In Italia le posizioni sono fortemente divise: Riccardo Magi segretario nazionale di Più Europa ha definito ingiusta qualsiasi decisione volta alla revoca perché motivata da ragioni politiche più che giudiziarie; Pina Picierno (PD) ha sottolineato come le accuse siano frutto delle distorsioni operate dalla giustizia magiata sotto controllo governativo Orban. Dall’altra parte Giovanni Donzelli (FdI) invita apertamente Ilaria Salis a rinunciare all’immunità se vuole dimostrare coraggio nell’affrontare i procedimenti giudiziari pendenti.
L’eurodeputata stessa si dice preoccupatissima dello scenario possibile dopo eventuale perdita dell’immunità: rischierebbe fino a ventiquattro anni di carcere in Ungheria con processi definiti “farsa” senza garanzie democratiche né possibilità realistica difensiva. Inoltre teme ulteriormente vessazioni legate alle sue critiche verso il governo autoritario guidato da Viktor Orban.
La vicenda continua dunque ad essere uno snodo cruciale non solo nella carriera politica della docente monzese ma anche nella discussione più ampia sui diritti umani e lo stato di diritto nell’Unione Europea contemporanea.






