Roma, 19 giugno 2025 – Sono state al centro di un acceso dibattito politico le recenti dichiarazioni del Ministro degli Esteri e Vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, sul tema del salario minimo. Durante un’iniziativa organizzata da Forza Italia sul lavoro, Tajani ha definito il salario minimo come un “strumento da paese non democratico”, suscitando immediatamente la reazione del Partito Democratico, che ha replicato con durezza.
Tajani: “Salario minimo da Paese non democratico”
Nel corso del suo intervento, Antonio Tajani ha dichiarato: “Noi siamo contro il salario minimo, che è una cosa da Paese non democratico, noi siamo per il salario ricco non minimo”. Il Ministro ha poi sottolineato che in Italia la base di partenza per la definizione dei salari è la contrattazione collettiva, e che l’obiettivo dovrebbe essere piuttosto quello di combattere i cosiddetti “contratti pirata”. Queste parole hanno alimentato un vivace confronto, soprattutto alla luce del fatto che paesi come Francia, Germania e Regno Unito adottano forme di salario minimo e sono considerati democrazie consolidate a livello europeo e globale.
La risposta del Partito Democratico: “Collegare la lingua al cervello”
Il deputato Arturo Scotto, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Lavoro, ha commentato le affermazioni di Tajani con una nota: “Se il Ministro degli Esteri pensa che Francia, Germania e Inghilterra non siano paesi democratici per via del salario minimo, dovrebbe almeno collegare la lingua al cervello e sapere di cosa parla, soprattutto quando si tratta della vita di milioni di lavoratori poveri”. Scotto ha così ribadito la posizione del Pd a favore del salario minimo, considerato uno strumento fondamentale per garantire una retribuzione equa e dignitosa.
Il dibattito sul salario minimo si inserisce in un contesto politico molto acceso, con il Partito Democratico che continua a promuovere questa misura come essenziale per tutelare i diritti dei lavoratori e combattere la povertà da lavoro, mentre Forza Italia, rappresentata dal Ministro Tajani, insiste sulla centralità della contrattazione collettiva e critica il salario minimo come un modello non adatto all’Italia.
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