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Home Politica

Guerra Ucraina, le sei condizioni di Putin per la tregua: «Mosca vuole la resa di Kiev»

by Redazione
15 Marzo 2025
Guerra Ucraina, le sei condizioni di Putin per la tregua: «Mosca vuole la resa di Kiev»

Guerra Ucraina, le sei condizioni di Putin per la tregua: «Mosca vuole la resa di Kiev» - Wikimedia Commons - Alanews.it

Le tensioni tra Russia e Ucraina continuano a infiammare il panorama geopolitico mondiale, e le recenti dichiarazioni del presidente russo Vladimir Putin hanno gettato nuova luce sulle intenzioni di Mosca riguardo a una possibile tregua. Un documento di un think tank collegato all’FSB, risalente a febbraio, ha delineato sei condizioni che Putin intende imporre per un accordo di pace. Questo documento è diventato un caldo oggetto di discussione durante i colloqui di Gedda con rappresentanti statunitensi. L’obiettivo dichiarato di Mosca è “rimuovere le cause profonde della guerra, per arrivare a una pace duratura”, ma le condizioni indicate sembrano più una strategia per legittimare l’occupazione russa e minare ulteriormente la sovranità ucraina.

Le condizioni a Mosca

Il primo dei sei punti è particolarmente problematico. Putin richiede che l’Ucraina riconosca ufficialmente la sovranità russa sulla Crimea, così come sulle quattro regioni dell’Ucraina orientale e meridionale che sono state parzialmente occupate durante l’Operazione Speciale del febbraio 2022. Queste includono:

  1. Zaporizhzhia
  2. Cherson
  3. Lughansk
  4. Donetsk

È importante notare che, nonostante le rivendicazioni di Putin, la Russia non ha attualmente il controllo totale su queste aree. Tuttavia, il Cremlino insiste sulla creazione di zone cuscinetto tra le regioni russe di Bryansk e Belgorod, aree frequentemente bersagliate dalle forze ucraine.

La seconda condizione pone la caduta del governo di Volodymyr Zelensky al centro delle richieste russe, attraverso la celebrazione di nuove elezioni. Questo punto evidenzia la volontà di Mosca di influenzare la leadership politica di Kiev, minando la stabilità del governo ucraino e la sua legittimità. Un ulteriore elemento di pressione è il ritiro della richiesta di ingresso dell’Ucraina nella NATO, un tema molto sensibile che ha destato preoccupazione a livello internazionale. Con la tregua, la Russia pretende anche la cessazione degli aiuti militari a Kiev, una strategia mirata a limitare le capacità difensive ucraine nel lungo termine.

Sanzioni e contingenti internazionali

Un altro aspetto cruciale delle condizioni russe riguarda le sanzioni economiche. Mosca chiede che, al momento della firma di qualsiasi accordo di tregua, tutte le sanzioni imposte alla Russia vengano annullate. Questo punto è emblematico, in quanto contraddice le affermazioni di coloro che sostengono che le sanzioni non abbiano avuto effetto significativo sull’economia russa. Se, come sostiene Mosca, le sanzioni non hanno impatti tangibili, perché è così vitale per Putin che vengano rimosse?

In aggiunta, la Russia richiede che non venga inviato alcun contingente di pace in Ucraina da parte di paesi europei. In cambio, Mosca è disposta a non schierare i suoi missili balistici a medio raggio Oreshnik in Bielorussia, al confine con l’Unione Europea. Un accordo di questo tipo, tuttavia, solleva interrogativi sulla sicurezza della regione e sul potenziale riarmo sia della Russia che dell’Ucraina. Infine, Putin vuole una riduzione dell’esercito ucraino da un milione a poche decine di migliaia di soldati, un requisito che mette in discussione la capacità dell’Ucraina di difendersi in futuro.

Il ruolo degli osservatori internazionali

Un ulteriore elemento di discussione è la missione di osservatori che dovrebbero garantire il rispetto del cessate il fuoco e delle condizioni per la pace. Dmitry Alperovitch, presidente del Silverado Policy Accelerator, ha commentato che per Putin la posta in gioco è molto più alta dell’Ucraina stessa. Il vero obiettivo sarebbe la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Russia, la cancellazione delle sanzioni e la creazione di fratture all’interno della NATO, ciò che rappresenterebbe una vittoria strategica per il Cremlino.

Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, ha espresso scetticismo riguardo alle dichiarazioni di Putin. In un’intervista con Repubblica, Podolyak ha sottolineato che le affermazioni del presidente russo sembrano contraddittorie. Nonostante le sue richieste di cessate il fuoco, Mosca continua a porre condizioni che di fatto impedirebbero all’Ucraina di difendersi. La richiesta di una rinuncia a tutte le forniture militari e di produzione di armi per un periodo di 30 giorni è inaccettabile per Kiev, che vede nella difesa la sua unica via di sopravvivenza.

Interessi geopolitici e il vertice di Gedda

Il vertice di Gedda ha messo in evidenza le tensioni non solo tra Russia e Ucraina, ma anche tra le alleanze politiche occidentali. Gli Stati Uniti, sotto la leadership dell’ex presidente Donald Trump, sono interessati a trovare una soluzione rapida al conflitto. Questo desiderio di normalizzare le relazioni economiche con l’Ucraina, che ha visto un significativo investimento militare statunitense, ha complicato ulteriormente il quadro. La questione della sicurezza collettiva in Europa è diventata cruciale, e le aspettative di Kiev sono alte riguardo al supporto che gli Stati Uniti possono fornire.

Podolyak ha esposto chiaramente la posizione ucraina: l’integrità territoriale è una questione fondamentale, e qualsiasi concessione territoriale sarebbe vista come un fallimento. La Russia, occupando territori ucraini, esercita una pressione inaccettabile su Kiev. L’idea che l’Ucraina debba rinunciare alla propria identità culturale, storica e politica è inaccettabile e non può essere discussa.

Infine, Podolyak ha messo in evidenza l’importanza del supporto internazionale, citando il ruolo attivo dell’Italia. La proposta del governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, di attivare l’articolo 5 della NATO in caso di aggressione russa dopo un cessate il fuoco, è stata considerata fondamentale. Tuttavia, il consigliere ha avvertito che l’aggressione russa deve comportare costi significativi per Mosca, affinché la pace sia sostenibile.

La recente operazione russa nel Kursk è stata interpretata come un segno di debolezza, evidenziando le difficoltà di Mosca nel difendere il proprio territorio. Questo aspetto potrebbe diventare un argomento chiave in future negoziazioni. In un contesto di crescente tensione, è chiaro che le strade verso una risoluzione pacifica sono ancora lunghe e tortuose, e le condizioni imposte da Putin non fanno altro che complicare ulteriormente il già fragile equilibrio nel quale si trova l’Ucraina.

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