“Oggi è andato in scena l’ennesimo teatrino della destra sulla pelle dei malati”, ha dichiarato il senatore di Alleanza Verdi e Sinistra, Tino Magni, commentando la situazione del disegno di legge sul fine vita, attualmente all’esame delle commissioni Affari sociali e Giustizia del Senato. Il suo intervento punta il dito contro l’atteggiamento della maggioranza, denunciando una sostanziale indifferenza al tema. “Nel comitato ristretto era presente un solo senatore di maggioranza”, ha sottolineato, definendolo un segnale inequivocabile di quanto poco il centrodestra ritenga importante affrontare questa questione.
Nessun testo base, lavori paralizzati
Il senatore Magni ha evidenziato come, da dicembre a oggi, il comitato ristretto non abbia prodotto alcun risultato concreto. “Nessuno straccio di testo base”, ha accusato, spiegando che ciò è dovuto a un ostruzionismo sistematico da parte della maggioranza, che di fatto ha paralizzato i lavori. Secondo Magni, questo immobilismo non è casuale ma esprime chiaramente la volontà politica della destra: bloccare qualsiasi tentativo di introdurre una normativa sul fine vita.
Una lacuna che pesa sui diritti fondamentali
“La destra non vuole nessuna legge sul fine vita”, ha ribadito Magni, definendo la situazione attuale un vero e proprio vuoto normativo su un tema che riguarda da vicino la libertà e la dignità delle persone. L’assenza di una regolamentazione adeguata, ha spiegato il senatore, rappresenta una grave lacuna giuridica, che si traduce in una violazione dei diritti fondamentali dei cittadini. “Si priva chi soffre della possibilità di decidere come vivere, e morire, con dignità fino all’ultimo istante”.
“La destra è contro i malati”
Il giudizio finale di Tino Magni è netto e senza ambiguità: “La destra è contro i malati”. Un’accusa forte, che sottolinea come l’inerzia parlamentare sulla questione del fine vita non sia frutto del caso o di ritardi tecnici, ma di una precisa scelta politica. Una scelta che, secondo il senatore di Avs, colpisce le persone più fragili, le più esposte, quelle che attendono da anni una legge che restituisca loro autodeterminazione e rispetto.