Roma, 21 novembre 2025 – Nel corso della conferenza internazionale di alto livello contro il femminicidio, si è acceso un acceso dibattito sulle recenti dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha attribuito la violenza maschile contro le donne a una “sedimentazione genetica” e a una “resistenza nel codice genetico maschile”. Queste affermazioni hanno suscitato reazioni critiche da parte di esponenti politici, in particolare del Partito Democratico, che le hanno definite “parole aberranti” e pericolose, poiché rischiano di spostare la responsabilità dalla cultura e dalla società a un presunto destino biologico.
Le critiche a Nordio mosse dal PD e dal M5S
Michela Di Biase, deputata del Pd, ha definito le affermazioni di Nordio “aberranti”. In un intervento all’ANSA, ha sottolineato che “parlare di una resistenza nel codice genetico maschile non solo è falso, ma rischia di trasformare una responsabilità culturale e individuale in un presunto destino biologico”. Di Biase ha aggiunto che la violenza non è scritta nel DNA, ma è il risultato di educazione, potere e stereotipi, e che “attribuirla alla genetica significa, anche involontariamente, sfiorare la giustificazione di atti indegni invece di combatterli con chiarezza e responsabilità”.
Nella stessa linea si è espressa la senatrice Cecilia D’Elia, vicepresidente della commissione bicamerale sul femminicidio, che ha definito “imbarazzanti” le parole del ministro Nordio e della ministra per le Pari opportunità, Eugenia Roccella, la quale ha minimizzato l’importanza dell’educazione sessuale nella prevenzione della violenza, citando la Svezia come esempio negativo. D’Elia ha evidenziato l’importanza di percorsi educativi che promuovano il superamento degli stereotipi, l’educazione al consenso e sessuo-affettiva, soprattutto in un contesto scolastico adeguato ai cambiamenti sociali.
Gribaudo: “Non esiste alcun codice genetico che fa resistenza”
Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd, ha definito “gravissime e false” le affermazioni dei due ministri, insistendo sul fatto che non esiste alcun “codice genetico che fa resistenza”, ma si tratta di una questione culturale radicata nel patriarcato. Ha ribadito che si può combattere la violenza con l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, che favorisce la parità e il riconoscimento delle differenze, perché altrimenti “inasprire le pene non servirà a niente se non si interrompe il filo della cultura patriarcale”.
M5S: “Grave ridurre la violenza maschile a un retaggio biologico”
Il Movimento 5 Stelle ha espresso una posizione altrettanto critica, definendo “gravissimo” il tentativo di ridurre la violenza maschile a un “retaggio biologico”. In una nota congiunta, le parlamentari Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino hanno sottolineato che il femminicidio è “il frutto avvelenato di scelte, silenzi, mancati investimenti, leggi non applicate e stereotipi tollerati”. Hanno invitato il ministro Nordio a “rafforzare la legge dello Stato” con fondi certi ai centri antiviolenza, formazione obbligatoria e misure di protezione efficaci, piuttosto che “filosofeggiare sulla legge del più forte”.
Maria Elena Boschi, presidente del gruppo deputati di Italia Viva, ha definito “imbarazzanti” le affermazioni di Nordio e Roccella, accusandoli di insultare le donne che chiedono rispetto e pari opportunità. Ha ricordato che la parità è un dovere costituzionale e non una “eccezione biologica”, e che le donne hanno bisogno di leggi applicate, fondi certi e una cultura del rispetto che si costruisce soprattutto a scuola.
“Violenza di genere nel codice genetico maschile”: dopo aver demolito la giustizia, garantito impunità ai soliti noti, liberato uno stupratore di bambini e preso a modello Gelli, Nordio ci regala un’altra perla.
La prossima sarà propagandare Lombroso? Se questo è un Ministro…
— Chiara Appendino (@c_appendino) November 21, 2025
Anche Chiara Appendino, deputata M5S, ha commentato ironicamente le parole del ministro Nordio, definendole “un’altra perla” dopo una serie di sue iniziative giudicate controverse, e ha ironizzato sul fatto che la prossima tappa sarebbe “propagandare Lombroso”, ovvero teorie ormai superate e smentite sulla criminalità e la biologia.
Cos’ha detto di preciso Nordio?
Nel suo intervento alla conferenza internazionale, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha sottolineato l’importanza dell’educazione in famiglia, “fatta con l’esempio, prima ancora che con le belle parole”, quale strumento fondamentale per sradicare la violenza di genere. Ha ricordato che la storia dell’umanità è caratterizzata da un “continuo dominio maschile” e ha spiegato che nel subconscio dell’uomo “il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza” all’uguaglianza.
Nordio ha ribadito la necessità di intervenire con leggi penali, repressione, prevenzione e soprattutto educazione per rimuovere quella “sedimentazione millenaria di superiorità” che si traduce in atti di violenza. Ha inoltre ricordato l’introduzione del reato di femminicidio, che punisce con l’ergastolo l’uccisione di una donna in quanto tale, definendo questa norma una novità giuridica per evitare problemi di bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti.
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