Bologna, 19 dicembre 2025 – Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Nicola Marcello, ha avanzato una proposta all’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna per sostenere la preservazione della fertilità femminile attraverso la tecnica del cosiddetto “social freezing”, ovvero la crioconservazione degli ovociti per motivi non strettamente medici. La richiesta mira a implementare centri specializzati e garantire percorsi di counselling riproduttivo su tutto il territorio regionale.
La proposta di sostegno al social freezing in Emilia-Romagna
Secondo Marcello, il “social freezing” permette alle donne di congelare i propri ovociti durante l’età fertile per poterli utilizzare in futuro, preservando così la possibilità di una gravidanza anche dopo un eventuale declino naturale della fertilità legato all’età. La fertilità femminile, infatti, subisce un significativo calo a partire dai 35 anni, con riduzione di quantità e qualità degli ovociti e aumento del rischio di infertilità.
Attualmente il sistema sanitario nazionale copre gratuitamente la crioconservazione degli ovociti solo per motivi medici, mentre la pratica per fini sociali resta a carico delle donne. Marcello cita l’esempio della Puglia, dove è stato introdotto un contributo economico per il social freezing, auspicando un intervento simile anche in Emilia-Romagna.
Opportunità, limiti e dati recenti
La crioconservazione pianificata degli ovociti amplia l’autonomia riproduttiva femminile, consentendo di posticipare la maternità per motivi personali o professionali. Gli ovociti vengono prelevati dopo stimolazione ovarica e conservati in azoto liquido, mantenendo intatte le loro caratteristiche per anni o decenni. Le tecniche di fecondazione in vitro permettono poi di ottenere una gravidanza con ovociti crioconservati.
Nonostante la disponibilità della tecnica in Italia, il ricorso al social freezing per motivi non medici è ancora limitato. Dati recenti indicano che solo una minoranza delle donne che congelano gli ovociti per motivi sociali poi li utilizza. Uno studio europeo presentato al meeting ESHRE di Copenhagen ha mostrato che circa il 27% delle donne sottoposte a crioconservazione non medica sono tornate a utilizzare i propri ovociti dopo qualche anno, con una percentuale di successo di gravidanza intorno al 41%.
La decisione di ricorrere al social freezing deve essere informata e consapevole, considerando anche le questioni bioetiche e i potenziali rischi ostetrici associati a gravidanze in età avanzata. Gli esperti sottolineano l’importanza di una maggiore sensibilizzazione e informazione per ampliare la conoscenza di questa pratica e favorire un uso responsabile e consapevole.
In Emilia-Romagna, dunque, la proposta di Marcello intende favorire un accesso più equo e strutturato al social freezing, promuovendo centri specializzati e servizi di counselling dedicati a supportare le donne nelle scelte riproduttive.






