Roma, 30 dicembre 2025 – Il via libera arriva all’ultimo Consiglio dei ministri: il governo approva il decreto (Dl) Ucraina e conferma l’invio di aiuti a Kiev anche per il 2026. Un varo tutt’altro che tranquillo. Il provvedimento viene licenziato alle tre del pomeriggio a Palazzo Chigi, dopo un colpo di scena finale che chiude due mesi di tensioni nel centrodestra: nel titolo ricompare la parola “militari“, che era stata eliminata nella bozza concordata dai partiti di maggioranza. Sei lettere soltanto, ma dal peso politico enorme.
Dl Ucraina e il peso della parola “militari”
Nella versione precedente, inviata domenica sera ai vertici di FdI, FI e Lega, si parlava di “cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti alle autorità governative dell’Ucraina“. Con l’ultima modifica al Dl Ucraina si torna invece alla formula usata in tutti i decreti precedenti: “equipaggiamenti militari“. La Lega lo scopre a sorpresa la mattina stessa, quando gli uffici di Alfredo Mantovano diffondono l’ordine del giorno del pre-Cdm, dove ricompare il riferimento agli aiuti “militari“. Claudio Borghi, il senatore incaricato da Salvini di seguire il dossier, aveva appena festeggiato su Twitter il cambio di titolo.
Chi abbia reinserito la parola all’ultimo momento resta un mistero. Dal Carroccio filtra un solo nome: Giovanbattista Fazzolari, braccio destro di Giorgia Meloni. Da Fratelli d’Italia negano, ma spiegano che la scelta è condivisa con Palazzo Chigi: “Si tratta di aiuti militari“. In sostanza, chiamare un carro armato “mezzo” non lo trasforma certo in una bicicletta.

Lega minimizza le tensioni, ma Salvini è assente
Ufficialmente la Lega minimizza e rivendica un risultato: sostiene di aver ottenuto che gli aiuti “prioritari” all’Ucraina siano “logistici, sanitari, ad uso civile e di protezione contro attacchi aerei, missilistici, con droni e cibernetici“. Una definizione che, di fatto, include comunque forniture militari. Anche questa priorità, però, era scomparsa nella giornata di domenica, facendo saltare i nervi a Borghi e riaprendo la trattativa, poi chiusa con un compromesso.
Alla riunione del Consiglio dei ministri Matteo Salvini non partecipa. Ufficialmente per motivi familiari: è in viaggio verso New York per trascorrere il Capodanno con la fidanzata Francesca Verdini, con la possibilità di qualche incontro in stile “Maga”. Assente anche il ministro della Difesa Guido Crosetto: il decreto viene illustrato da Mantovano ai ministri presenti. Meloni presiede la seduta ma non interviene, così come l’altro vicepremier Antonio Tajani, che più tardi alla Camera ridimensiona le tensioni: “Gli aiuti? Si va avanti come sempre. Salvini assente? C’erano altri ministri della Lega“. La riunione dura meno di mezz’ora, giusto il tempo di approvare il testo, evitare dichiarazioni e scambiarsi gli auguri di fine anno. “Buon anno a tutti“. Anche all’Ucraina, implicitamente.

La Lega e la volontà di riapertura del dialogo con il Cremlino
Chiusa la partita in Consiglio dei ministri, il Carroccio si dice soddisfatto del Dl Ucraina e sposta l’attenzione su un altro tema: “Ora sarà utile dialogare con tutte le parti coinvolte, comprese le istituzioni russe“. Un messaggio indirizzato a Meloni: riaprire il canale con il Cremlino. Ma non è l’unico fronte aperto. A sorpresa, una componente leghista annuncia comunque battaglia sul decreto, al di là delle modifiche. Non sembrano solo parlamentari marginali.
A criticare duramente il provvedimento è uno dei vicesegretari di Salvini, Roberto Vannacci: “Al di là delle acrobazie lessicali, questo decreto continua a sostenere una guerra persa. No a nuove armi a Kiev“. Il generale indica anche la linea da seguire in Parlamento: auspica che il decreto non venga approvato in sede di conversione.

Crosetto sarà in aula il 15 gennaio alla Camera; entro 60 giorni il testo dovrà passare anche al Senato. Nei corridoi di Fratelli d’Italia serpeggia un sospetto: dopo aver imposto modifiche al testo, la Lega starebbe comunque cercando di affossarlo. Un “biscotto”, in versione lumbard.






