L’Aula della Camera ha dato oggi il via libera, in prima lettura, al dl sulla giustizia, approvato con 130 voti favorevoli e 84 contrari. Il provvedimento, ora all’esame del Senato, introduce misure temporanee per migliorare la gestione delle risorse umane nella magistratura, con l’obiettivo di accelerare i tempi di definizione dei procedimenti pendenti, nel rispetto delle scadenze previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).
Dl giustizia: misure per la gestione dei magistrati e giudici onorari
Il decreto legge amplia fino al 30 giugno 2026 la possibilità di impiegare in modo più flessibile i magistrati addetti all’Ufficio del massimario e del ruolo presso la Corte di cassazione. Inoltre, consente di destinare in supplenza i giudici onorari di pace in caso di carenza di magistrati togati negli organici, superando così i limiti attualmente previsti per il loro impiego.
Fino alla stessa data, le esigenze di celere definizione dei procedimenti pendenti saranno considerate imprescindibili e prevalenti, giustificando trasferimenti temporanei dei magistrati da un ufficio all’altro per motivi di servizio.
Le reazioni politiche
Durante le dichiarazioni di voto, la deputata del Partito Democratico Debora Serracchiani ha criticato il decreto definendolo un «decreto-toppa», sottolineando come esso rappresenti una risposta emergenziale che certifica un fallimento nell’attuazione degli obiettivi del Pnrr. Serracchiani ha evidenziato che, anziché procedere con nuove assunzioni, si continuano a spostare magistrati come fossero una risorsa intercambiabile, senza risolvere le criticità strutturali della giustizia.
In risposta, la deputata di Fratelli d’Italia Daniela Dondi ha ribadito la necessità di una cultura del risultato e di un impegno collettivo per recuperare i ritardi storici, evidenziando come il governo stia affrontando tali sfide con determinazione. Dondi ha inoltre sottolineato che la giustizia non può restare ostaggio di modelli organizzativi superati o di inerzia.
Il decreto rappresenta dunque un intervento temporaneo finalizzato a garantire l’efficienza del sistema giudiziario, nell’attesa che si realizzino riforme strutturali più ampie e durature.






