Milano, 28 agosto 2025 – La recente delibera del Comune di Milano riguardante la destinazione della sede comunale di via San Dionigi al centro sociale Leoncavallo ha scatenato un acceso dibattito politico e sociale. La decisione di aprire un bando pubblico per l’assegnazione dell’immobile, situato nella periferia sud-est della città e già al centro di controversie, è stata definita “indecenza inaccettabile” dalla Lega, che ha espresso forte critica nei confronti della giunta guidata dal sindaco Giuseppe Sala.
Leoncavallo, critiche della Lega sulla delibera comunale
La consigliera comunale e vicesegretaria federale della Lega, Silvia Sardone, insieme al segretario provinciale del partito, Samuele Piscina, ha duramente attaccato la scelta dell’amministrazione comunale per il Leoncavallo. In una nota congiunta, i due esponenti hanno definito la delibera sulle linee d’indirizzo per raccogliere manifestazioni di interesse per la sede comunale in San Dionigi al centro sociale Leoncavallo come una “porcata confezionata ad hoc per assegnare una nuova casa ai delinquenti del centro sociale”.
Nel mirino della Lega sono finite le attività del Leoncavallo, accusato di aver occupato abusivamente spazi per anni, di essere stato teatro di spaccio di droga, e di aver organizzato concerti e eventi senza regolari scontrini, arrecando disagio ai residenti del quartiere Greco. Secondo Sardone e Piscina, il Comune avrebbe premiato così un’associazione che, a loro dire, ha accumulato debiti consistenti, tra cui 3 milioni di euro di morosità verso il Viminale e oltre un milione di euro di arretrati Tari non pagati.
Un altro punto di critica riguarda la presunta disparità di trattamento da parte del sindaco Sala, che, secondo gli esponenti leghisti, si sarebbe speso per agevolare i centri sociali, ma non avrebbe fatto altrettanto per le famiglie senza casa e per altre realtà meritevoli. Inoltre, la Lega contesta la modalità con cui il Leoncavallo avrebbe potuto partecipare al bando: al posto dell’associazione originaria, infatti, sarebbe stata coinvolta la Fondazione Leoncavallo, un nuovo soggetto definito “prestanome”, strategia ritenuta un escamotage per aggirare i requisiti dei bandi pubblici. Gli esponenti del Carroccio hanno annunciato l’intenzione di presentare un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti, con l’obiettivo di bloccare quella che definiscono “una nuova vergogna”.
L’impegno delle Mamme del Leoncavallo e il dialogo con il Comune
La presidente dell’associazione Mamme del Leoncavallo, Marina Boer, ha definito come “positivo” il fatto che il Comune manifesti disponibilità attraverso questo bando, pur sottolineando la necessità di un’attenta valutazione del documento prima di esprimere un giudizio definitivo.
Marina Boer ha spiegato all’ANSA che finora non hanno potuto analizzare in dettaglio il contenuto del bando e i termini della procedura, per cui non rilasceranno commenti ufficiali. L’associazione è al lavoro per organizzare un’assemblea pubblica il 2 settembre alla Camera del Lavoro e una manifestazione nazionale il 6 settembre, che ha già raccolto numerose adesioni tra i sostenitori del centro sociale. Nel frattempo, gli attivisti stanno pianificando lo sgombero degli arredi e dei materiali dal sito di via Watteau, operazione complessa e non breve, poiché non è ancora stata individuata una destinazione unica per il trasferimento degli oggetti.
Il bando comunale e le linee guida per la nuova sede
Dal canto suo, il Comune di Milano ha approvato le linee d’indirizzo relative al bando per la cessione del diritto di superficie dell’immobile di via San Dionigi, per un periodo massimo di 90 anni. La decisione arriva a pochi giorni dallo sgombero del centro sociale dalla sede storica di via Watteau, avvenuto una settimana fa.
Il bando, pubblicato nelle prossime settimane, sarà aperto a molteplici realtà, tra cui organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative ed enti del Terzo Settore, società sportive dilettantistiche e federazioni sportive. I progetti presentati dovranno avere finalità di interesse pubblico e favorire una vasta fruizione da parte dei cittadini del quartiere e non solo.
Palazzo Marino ha precisato che l’immobile versa in condizioni compromesse dal punto di vista manutentivo e non soddisfa attualmente i requisiti di sicurezza necessari per un uso pubblico. Sono dunque previsti interventi di riqualificazione e adeguamento impiantistico, con la possibilità di uno scomputo dal canone concessorio per chi investirà nella valorizzazione dei locali.
Il bando potrà accogliere anche attività private, purché queste non occupino più del 30% della superficie totale dell’immobile. Tra le attività ammesse figurano progetti socioculturali, attività formative, eventi, mostre e spettacoli, con particolare attenzione a tematiche di accoglienza e a iniziative sportive e ricreative.
Il valore storico e le polemiche intorno al Leoncavallo
Il centro sociale Leoncavallo è un luogo che da decenni rappresenta un punto di riferimento per alcune realtà sociali e culturali di Milano, ma anche fonte di numerose polemiche. Il sindaco Giuseppe Sala, in carica dal 2016, ha più volte dichiarato che il Leoncavallo ha un “valore storico da tutelare”. Tuttavia, secondo le opposizioni, tale valore sarebbe compromesso dalle attività illecite e dalla gestione problematica della struttura.
Nato come spazio autogestito, il Leoncavallo è stato spesso al centro di tensioni tra residenti, forze dell’ordine e amministrazione comunale. Il recente sgombero dalla sede di via Watteau e la nuova procedura di assegnazione dell’immobile di via San Dionigi rappresentano un momento cruciale per il futuro del centro sociale.
Le linee guida comunali puntano a una riqualificazione generale dell’immobile e a un utilizzo che possa coinvolgere un ampio spettro di soggetti, ma la difesa del Leoncavallo e le critiche della Lega testimoniano come la questione rimanga fortemente divisiva nel panorama politico milanese.






