Roma, 1 dicembre 2025 – La pubblicazione dell’intervista rilasciata dalla pm Anna Gallucci a La Verità ha riacceso un acceso confronto politico-giudiziario. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha reagito definendo lo scoop “sconcertante”, richiamando alla mente episodi che — a suo avviso — mostrerebbero condotte anomale all’interno di alcuni uffici giudiziari. Al centro della polemica c’è un’indagine del 2018 condotta a Termini Imerese, le indicazioni ricevute dalla Procura e le conseguenze che quelle scelte avrebbero avuto sul rapporto tra magistratura e politica.
La reazione di Salvini
Il leader leghista ha parlato di “stupore e amarezza” dopo aver letto le parole della pm Gallucci. Salvini sostiene che quanto raccontato dalla magistrata confermi dinamiche già emerse in passato e cita espressamente la vicenda Palamara come precedente ingombrante. Nella sua nota, il vicepresidente del Consiglio ha sottolineato come episodi del genere rendano difficile mantenere fiducia in alcuni settori della magistratura, pur ribadendo che i giudici “politicizzati” rappresenterebbero, a suo dire, solo una pericolosa minoranza da isolare per tutelare la democrazia.
Il racconto di Anna Gallucci
Anna Gallucci, oggi pm a Pesaro e in passato sostituto procuratore a Rimini e Termini Imerese, ha spiegato a La Verità di aver lavorato su un’inchiesta sul voto di scambio in occasione delle elezioni comunali del 2018 nel Palermitano. Secondo la sua versione, le indagini iniziali avrebbero toccato esponenti di diverse formazioni politiche, ma la gestione dell’ufficio avrebbe poi suggerito di concentrare l’attenzione su “Noi con Salvini”. Gallucci racconta di aver ricevuto pressioni e direttive che, a suo dire, modificarono il corso degli accertamenti.
Le contestazioni procedure e le direttive
Nel racconto della pm emergono dettagli precisi: Ambrogio Cartosio, allora procuratore, le avrebbe indicato di procedere con una richiesta di misura cautelare in relazione a fatti che coinvolgevano sostenitori legati al partito. Le risultanze investigative più ampie, che avrebbero riguardato altri gruppi, sarebbero state giudicate non rilevanti da Cartosio, il quale — secondo Gallucci — le avrebbe consigliato l’archiviazione per alcune posizioni. La magistrata sostiene di aver comunque inteso procedere in modo uniforme verso tutti i soggetti emersi dalle indagini, scelta che avrebbe poi innescato attriti interni.
Le conseguenze professionali della scelta di Gallucci
Gallucci riferisce che la sua decisione di non limitarsi alle indicazioni ricevute ha avuto ripercussioni sul piano professionale: l’apertura di un procedimento disciplinare, note negative e un rapporto di professionalità compromesso con i vertici della Procura. Sul piano istituzionale, la vicenda è approdata al CSM che, ascoltando la magistrata, non ha però accolto le richieste avanzate da Cartosio e dal procuratore generale Roberto Scarpinato. Malgrado ciò, Gallucci racconta di aver passato anni a dover difendere la propria condotta.
La confusione alla conferenza stampa del 2018
Un episodio che Gallucci sottolinea riguarda la conferenza stampa organizzata dopo alcune misure cautelari eseguite nel 2018: secondo la magistrata, le fu chiesto di partecipare ma non le fu consentito di chiarire un punto ritenuto cruciale, ossia che dalle indagini non risultava alcun coinvolgimento diretto del senatore Salvini. A suo avviso, l’assenza di quella precisazione contribuì a dare un’immagine parziale della vicenda agli organi di informazione.
Il richiamo al caso Palamara e le parole di Salvini
Salvini ha collegato l’intervista alle note vicende emerse con Luca Palamara, rievocando intercettazioni e dialoghi che, nella memoria pubblica, avevano già posto al centro il tema delle ingerenze e dei condizionamenti tra politica e magistratura. Il ministro ha ribadito la necessità di isolare prassi politicizzate, sottolineando come l’uso distorto del potere giudiziario rappresenti una minaccia per il buon funzionamento delle istituzioni.




