Roma, 11 luglio 2025 – Il Tribunale dei ministri di Roma – come riferisce l’Ansa – ha autorizzato la legale Giulia Bongiorno a consultare gli atti dell’inchiesta relativa alla mancata consegna del comandante libico Osama Njeem Almasri. La decisione è stata presa su richiesta della difesa dei quattro indagati: la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano, e i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Il Tribunale ha inoltre formalizzato una denuncia per la divulgazione di atti coperti da segreto in seguito alla pubblicazione di articoli di stampa. Il tutto, precisando che questi documenti sono custoditi in una cassaforte della Corte d’assise.
Le accuse mosse ai membri del governo, tra cui favoreggiamento, peculato e omissione d’atti d’ufficio per Nordio, hanno alimentato un acceso dibattito in Parlamento. Le opposizioni, tra cui il Partito Democratico, Avs e il Movimento 5 Stelle, chiedono a gran voce le dimissioni del ministro della Giustizia. Esse lo ritengono privo di credibilità e autorevolezza dopo le discrepanze emerse nelle sue dichiarazioni.
In particolare, la difesa del governo da parte di Nordio e Piantedosi durante l’informativa parlamentare sul caso Almasri è stata oggetto di critiche da più fronti. E’ stata fatta anche richiesta esplicita che la premier Meloni si presenti in Aula per rispondere ai quesiti dei parlamentari, richiesta finora non accolta.
Richiesta di accesso agli atti anche da parte della vittima
Anche l’avvocato di Lam Magok Biel Ruei, vittima e testimone delle torture attribuite ad Almasri, ha formalmente chiesto al Tribunale dei Ministri di Roma la possibilità di visionare gli atti del procedimento penale a carico dei membri del governo indagati. La richiesta era stata già presentata in precedenza, ma era stata respinta perché gli avvocati degli indagati non avevano ancora preso visione del fascicolo.
“Alla luce dell’autorizzazione concessa ai legali degli indagati, ho reiterato la domanda per poter tutelare adeguatamente i diritti della mia assistita”, ha dichiarato l’avvocato Francesco Romeo.
Caso Almasri, procedura e termini dell’indagine
Lo scorso 27 aprile, alla scadenza dei 90 giorni previsti dalla legge per gli accertamenti, il Tribunale ha trasmesso gli atti alla Procura di Roma. Questa ha quindi disposto una proroga di ulteriori 60 giorni per ulteriori approfondimenti. Tale termine, non vincolante, è scaduto il 27 giugno. Già a febbraio il Tribunale aveva presentato denuncia in seguito alla prima illecita divulgazione di notizie connesse al procedimento. Le tre giudici del Tribunale hanno accolto parzialmente la richiesta della legale Giulia Bongiorno, difensore di alcuni indagati. Così è stata autorizzata la sola visione degli atti di indagine, ma escludendo il rilascio di copie e la visione del parere del pubblico ministero, in attesa di interlocuzioni con quest’ultimo. Tra i documenti vi sono anche atti classificati dell’AISE, coperti da segreto e vietati alla riproduzione.
La posizione degli indagati e il ruolo del ministro Nordio
L’indagine riguarda in particolare la gestione dell’arresto e scarcerazione di Almasri nel gennaio scorso, che ha coinvolto anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Questi è indagato per omissione d’atti d’ufficio, reato ipotizzato solo nei suoi confronti. Gli uffici ministeriali erano attivi fin dal pomeriggio del 19 gennaio, giorno dell’arresto. Nonostante una bozza di provvedimento per trattenere Almasri in carcere fosse pronta, il ministro Nordio non l’ha firmata. La Procura generale di Roma, in assenza di risposta, ha ordinato la liberazione, e Almasri è stato rimpatriato con un aereo di Stato dopo appena 48 ore di detenzione.
La convocazione del ministro Nordio per l’interrogatorio, ultimo atto della fase istruttoria, conferma la delicatezza della sua posizione. La decisione di presentarsi o meno davanti al Tribunale dei Ministri è ancora in fase di valutazione, con pressioni da Palazzo Chigi per un mutamento di strategia.
Il procedimento, in attesa dell’autorizzazione a procedere da parte della Camera dei Deputati, rappresenta uno degli snodi giudiziari più significativi per il governo Meloni. Intanto, il Tribunale di Catania e quello di Torino continuano la loro attività ordinaria, mentre a Palazzo Chigi si mantiene alta l’attenzione sulle conseguenze istituzionali e politiche della vicenda.
Schlein accusa Nordio: “Ha mentito al Parlamento e al Paese”
“Il ministro Nordio direbbe qualunque cosa in questo momento pur di evitare di assumersi le proprie responsabilità“. Nel frattempo, arrivano altre dichiarazioni di Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, sul caso Nordio e le accuse di menzogna al Parlamento. Nel corso di un intervento a Agorà Estate su Rai Tre, Schlein ha dichiarato con fermezza che il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha mentito in Aula e non può rimanere un minuto in più al suo incarico.
La segretaria del Partito Democratico ha sottolineato come la menzogna del Guardasigilli rappresenti un fatto gravissimo, in quanto tradisce la fiducia non solo del Parlamento, ma dell’intero Paese. Schlein ha ribadito che un ministro che inganna le Camere deve assumersi la responsabilità e dimettersi immediatamente. Questa presa di posizione si inserisce in un clima di forte tensione politica, aggravato dalle rivelazioni emerse nel corso delle indagini sulla mancata consegna del comandante libico Osama Njeem Almasri alla Corte penale internazionale.






