In occasione del Budapest Pride di domani, Elly Schlein e una delegazione del PD voleranno nella capitale dell’Ungheria per partecipare alla parata
Domani a Budapest si svolgerà il Budapest Pride, manifestazione simbolo della lotta per i diritti LGBT+ in un contesto di forte tensione politica e sociale. A partecipare sarà una nutrita delegazione italiana guidata da Elly Schlein, segretaria nazionale del Partito Democratico, che sarà affiancata da parlamentari europei e rappresentanti di varie forze politiche e sociali.
La delegazione italiana al Budapest Pride: chi c’è insieme a Schlein
La presenza di Schlein al Budapest Pride, vietato dalle autorità ungheresi, rappresenta un atto di forte opposizione alla politica restrittiva del governo di Viktor Orbán, che ha decretato il divieto dell’evento con l’adozione di una legge che vieta la “promozione” dell’omosessualità e delle identità di genere tra i minori. Con la segretaria del PD saranno presenti i parlamentari europei Alessandro Zan, responsabile diritti nella segreteria nazionale, Annalisa Corrado, Cecilia Strada e Brando Benifei. A loro si aggiungono circa trenta deputati e senatori italiani di diverse forze politiche, tra cui il leader di Azione Carlo Calenda, oltre a delegazioni di M5S, Avs e Italia Viva, a testimonianza di un fronte trasversale unito per i diritti civili.
La delegazione italiana si ritroverà al Radisson Blu Béke Hotel di Budapest a partire dalle ore 11.45, pronta a partecipare alla manifestazione che, nonostante il divieto, è stata organizzata come evento ufficiale della città dal sindaco progressista Gergely Karácsony. La mobilitazione europea è ampia: da Bruxelles sono attesi almeno 40 eurodeputati progressisti, guidati da Iratxe García Pérez, leader di S&D.
Tensioni e divieti: la sfida a Orbán e la reazione internazionale
Il premier ungherese Viktor Orbán ha ribadito in un’intervista che chi parteciperà al Pride violerà la legge e dovrà affrontare “conseguenze legali”, precisando che la polizia agirà per far rispettare la normativa senza ricorrere alla violenza fisica. La legge in vigore, approvata a marzo 2025, vieta la “promozione” dell’omosessualità e delle identità di genere ai minori e consente l’uso di tecnologie di riconoscimento facciale per identificare e multare i partecipanti alle manifestazioni vietate, con sanzioni fino a 500 euro e possibili procedimenti penali per gli organizzatori.
La protesta contro il divieto è sostenuta a livello europeo e internazionale: la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha chiesto ufficialmente all’Ungheria di garantire lo svolgimento del Pride senza sanzioni, definendosi alleata della comunità LGBT+. Dura la replica di Orbán, che ha accusato Bruxelles di comportarsi come una potenza coloniale e ha invitato a non interferire nelle leggi nazionali.
Anche organizzazioni come Amnesty International e la Cgil hanno espresso forte preoccupazione per la deriva autoritaria e liberticida del governo ungherese, partecipando con proprie delegazioni alla manifestazione e denunciando i rischi di violazione dei diritti fondamentali.
L’atmosfera a Budapest, dove sono attesi circa 35mila partecipanti, è di alta tensione, con il luogo di partenza del corteo mantenuto segreto fino all’ultimo per evitare interventi preventivi della polizia. Il Pride, nonostante il divieto, si conferma così un momento cruciale di resistenza civile e difesa della libertà di espressione e di riunione in Europa.






